I lettori ci scrivono

Religione cattolica, non è un problema di precariato ma di business

A proposito dell’intervista dell’On. Frate, rilasciata il 3 aprile 2019. Qui non è più un problema di precariato ma un problema di business.

Abbiamo letto con attenzione l’intervista dell’onorevole Frate e la ringraziamo per l’attenzione che ha nei confronti degli insegnanti di Religione Cattolica e per il valore che viene riconosciuto al loro insegnamento. Tuttavia pensiamo che sia necessario chiarire alcuni aspetti delle proposte avanzate dall’on. Frate.

Cosa significa parlare di classe di concorso per un insegnamento di religione “atipico” per definizione? Prima di tutto tale classe di concorso andrebbe a coinvolgere e necessariamente a modificare il Concordato e la relativa Intesa tra Stato e Chiesa con i tempi e le complicazioni che tutti possono immaginareE con quali benefici? Forse il primo beneficio che qualcuno pensa e auspica potrebbe essere la partecipazione ai concorsi dirigenziali, ma per questo beneficio non sarebbe necessario arrivare a modificare un Concordato, basterebbe inserire un adeguato articolo in qualsiasi bando di concorso per riconoscere anche al servizio IRC il requisito necessario per partecipare.

Un altro beneficio potrebbe essere il riconoscimento degli anni di servizio IRC per il “passaggio ad altra classe di concorso”, ma tale beneficio per gli IdR andrebbe a discapito dei precari delle altre classi di concorso che sono in graduatoria da anni. Il servizio IRC diventerebbe una “scorciatoia per il ruolo in altre classi di concorso”. Tutto è possibile ma è importante essere chiari e consapevoli di queste dinamiche per non buttare fumo negli occhi e non creare false aspettative e inutili ostilità nel mondo del precariato. Cosa direbbero, poi, i sindacati che da decenni, almeno a parole, tutelano i precari in attesa di una immissione in ruolo che tarda a venire e che verrebbe “scippata” dall’anzianità di servizio nella classe di concorso IRC? Perché creare inutili aspettative e ulteriori ostilità verso gli IdR?

L’on Frate chiede al Senatore Pittoni di rinunciare al DDL già predisposto da mesi e convergere sulla sua proposta che non è altro che, per sua stessa ammissione, la solita proposta Snadir. È desiderio di protagonismo o una manovra per ritardare la conclusione di un iter che il senatore Pittoni ha iniziato da mesi ottenendo il consenso delle parti in causa? È quantomeno bizzarro che l’ultima arrivata chieda al primo di arrestarsi.  

La proposta Frate/Snadir, inoltre, riprende una nostra precedente proposta sostenuta anche dallo Snals nella persona del professor Incampo. Proposta che, per evitare inutili e prolungati ritardi, è stata abbandonata perché, a detta di tutti, Snadir compreso, era incompatibile con la legge 186/2003. Verrebbe da chiedersi perché prima tale proposta non era perseguibile e, invece, ora, torna di attualità?

La fantasia dell’on. Frate si scatena quando dà i numeri del contingente dei posti disponibili, che non è, nella realtà, così elevato come viene continuamente “sbandierato”, anzi, in alcune diocesi non ci sono cattedre neppure per mettere in ruolo i docenti che hanno superato il concorso del 2004, nonostante che in molte diocesi si sia arrivati, contrariamente alle indicazioni della legge 186/2003, ad utilizzare il 100% delle cattedre invece che il 70%.

Senza cattedre libere non c’è possibilità di immissioni in ruolo, né per il vecchio né per il nuovo concorso, ma neppure la possibilità di ottenere incarichi annuali utili a quella “stabilizzazione” che equipara, gli IdR, unici insegnanti precari della scuola italiana, al personale a tempo indeterminato. Dove sono i quindicimila posti disponibili per sistemare altrettanti IdR precari, come sostiene l’on. Frate? Siamo seri e non diamo numeri in libertà! Gli IdR, on. Frate, credono nella moltiplicazione dei pani e dei pesci ma ancora non è stato fatto il miracolo della moltiplicazione delle cattedre, a meno che qualcuno non pensi di eguagliare Gesù Cristo. O forse tra le ipotesi miracolose compare, ancora una volta, la possibilità di spalmare le cattedre libere del nord per mettere in ruolo coloro che nel Sud sono ancora in attesa di immissioni in ruolo?

 

Per concludere, con questa proposta si completerebbe il disastroso risultato del concorso precedente che ha visto il 100% di promossi al Sud e una selezione selvaggia e indiscriminata al Nord. Forse qualcuno ha volutamente la memoria corta e non ha informato adeguatamente l’on. Frate; si faccia dire perché al Sud c’erano più candidati al concorso che cattedre libere!

Secondo noi la proposta del senatore Pittoni si fa carico di tutte queste problematiche e anche se non le risolve completamente, tenta perlomeno di risolvere il problema del precariato storico degli IdR, problema che discende da un’annosa gestione particolare dell’organico.
È assurdo pensare di accontentare tutti, in questo teatrino delle parti, l’unica cosa che ci sembra chiara, è che si stia facendo di tutto per boicottare ogni proposta e arrivare quindi all’unica soluzione di un concorso ordinario con la ormai consolidata prospettiva di corsi costosissimi. Qui non è più un problema di precariato ma un problema di business!

Angela Loritto – Segreteria Nazionale ANAPS

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