Non sono passate inosservate le dichiarazioni della senatrice Bianca Laura Granato, di L’Alternativa C’è: assieme alla collega Luisa Angrisani, l’ex grillina si è prima scagliata contro l’emendamento Rampi al dl 44/21 con il quale si vorrebbe rendere la laurea magistrale in scienza delle religioni nella laurea magistrale in scienze storiche, scienze filosofiche e in antropologia culturale ed etnologia; poi Granato ha puntato il dito contro “l’insegnamento confessionale della religione cattolica” perché venga “sostituito da insegnamenti laici” arrivando a chiedere di modificare “in tal senso il Concordato”.
Secondo la Uil Scuola Irc la senatrice dimostra “ancora una volta di non comprendere l’argomento e di essere mossa da pregiudizi ideologici”.
“La senatrice – continua il sindacato – ribadisce da giorni che saranno gli insegnanti di Religione a insegnare altre materie nelle scuole statali, ricordiamo che ciò non è possibile poiché i titoli Pontifici non danno accesso ad alcuna classe di concorso, gli insegnanti di religione cattolica possono insegnare altro solo se in possesso di altri titoli statali e dei cfu richiesti, la possibilità di accedere alle classi di concorso è seriamente regolamentata dalla legge. Quindi nessuno sconto per nessuno: è tutto regolamentato”.
Per il sindacato “la senatrice ancora una volta crea disinformazione con grande abilità nel mescolare i piani del ragionamento, l’ampliamento dell’emendamento Rampi non significa certamente, come insinua, che si sta creando un ponte tra insegnanti di religione e materie laiche” e “conferma di voler confondere i piani, ma nel farlo rivela finalmente il vero scopo di questa goffa presentazione di un argomento non compreso: la volontà di modifica del concordato”.
“Sembravano fossero passati i tempi delle ideologie e ci fosse maggiore capacità di dialogo e confronto, invece certa “nuova” politica non fa altro che alimentare il divario tra lavoratori dello stesso comparto”, afferma il Coordinatore Nazionale Uil scuola Irc Giuseppe Favilla, per il quale si sta producendo in questo modo “un improbabile attacco all’articolo 7 della Costituzione”.
Secondo il professore, “anziché pensare a politiche di inclusione, vera e definitiva, si pensa ad escludere. Forse la senatrice Granato sta mettendo in atto una politica basata sull’apparenza più che sulla sostanza. Riteniamo ancora una volta, – prosegue Favilla – pur rispettando la libertà di espressione di tutti, che questo sia un vile attacco ad oltre 26.000 docenti della scuola italiana i quali hanno la sola “colpa” di insegnare le radici culturali italiane e dell’intera Europa nell’alveo di una disciplina costituzionalmente garantita”.
Il sindacato si chiede “per quale motivo, un docente di religione che dovesse conseguire una laurea magistrale in scienze delle religioni o in filosofia o in storia, in aggiunta ai propri titoli pontifici (perché di questo in fin dei conti si tratta), non dovrebbe aver diritto ad essere inserito nelle graduatorie per insegnare e relative discipline?”.
Per Favilla la conclusione è una: “Siamo di fronte ad una vera e propria discriminazione della persona e non soltanto della disciplina, un colpo che giunge al termine di un pesante anno scolastico che ha coinvolto tutti gli attori del sistema d’istruzione e formazione. Questo ulteriore attacco ai docenti di religione che si vedono coinvolti in qualcosa a cui sono estranei – ribadisce il sindacalista Uil – non è altro che una trovata più mediatica che sostanziale, con il solo obiettivo di screditare”.
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