Perché la maggior parte delle scuole conosce da quattro mesi quali sono gli alunni che non si avvalgono della religione cattolica, ma non ha fatto ancora nulla per organizzare l’ora alternativa? Se lo chiede, con una nota polemica, Giuseppe Favilla, segretario nazionale Uil Scuola Irc, sostenendo che siamo dinanzi ad una situazione bizzarra. Perché la legge è chiara: l’art. 310 del Testo Unico tutela infatti il diritto degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Ed è all’atto dell’iscrizione gli studenti o i loro genitori o chi esercita la potestà nell’adempimento della responsabilità educativa di cui all’articolo 147 del codice civile, esercitano tale diritto. A chiedere di non svolgere l’ora di Religione, del resto, sono sempre più alunni: in alcune scuole superiori della Lombardia, ad esempio, ci sono percentuali bulgare di non avvalentisi. E che fanno in quell’ora? Nulla oppure assistono passivamente all’ora che avevano espressamente chiesto di non svolgere.
A tutela degli alunni non avvalentisi è intervenuto il Tar del Lazio, con sentenza n. 10273/2020, che accoglie il ricorso dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti e annulla la disposizione della circolare del Miur n. 96/2012, anticipando la scelta di attività alternative, che precedentemente veniva effettuata ad anno scolastico iniziato ed entro un mese dall’avvio delle attività didattiche.
A perfezionare la procedura, è stata poi la Circolare Ministeriale n. 20651 del 12 novembre 2020 la quale precisa che la scelta di attività alternative è operata attraverso un’apposita funzionalità del sistema iscrizioni online dal 31 maggio al 30 giugno 2021.
“La Circolare Ministeriale – commenta Giuseppe Favilla – andrebbe di fatto ad eliminare la possibilità che la normativa dava alle scuole di organizzare le attività alternative entro un mese dall’inizio delle attività didattiche. Le scelte si dovevano concludere entro il 30 giugno 2021 proprio per garantire di partire a pieno regime”.
E se la circolare, continua il sindacalista, “intende dare risposta alla sentenza che accoglie queste istanze, è chiaro che tali situazioni non vadano più tollerate”. Anche perché pure quest’anno, ad un mese dall’inizio delle lezioni, “moltissimi docenti di religione cattolica” sono coinvolti in situazioni al limite “del grottesco: pratiche scorrette che l’emergenza pandemica ha certamente amplificato”.
Secondo il sindacalista, “i ritardi nell’avvio delle attività alternative comportano, non solo un mancato diritto per i non avvalentesi, ma un’attribuzione di responsabilità di vigilanza indebita ai docenti di religione cattolica che spesso si vedono impossibilitati nello svolgere le proprie lezioni regolari negando così il diritto che dovrebbe essere garantito anche agli studenti avvalentesi”.
Inoltre, “il permanere in classe degli studenti non avvalentesi nega loro il diritto di svolgere l’attività scelta, attribuisce una responsabilità all’insegnante di religione cattolica e nega agli studenti avvalentesi la possibilità di svolgere regolarmente lezione con il loro docente”.
Il sindacalista Uil scuola Irc chiede, quindi, a nome del sindacato, come mai ci sia stata “una assoluta indifferenza di fronte ai mutamenti legislativi intercorsi. Le scuole hanno proseguito indisturbate pratiche antiche che negano i propri diritti ai vari soggetti interessati scaricandone interamente la responsabilità sulle spalle degli insegnanti di religione che, ancora una volta, in nome di una collaborazione per il ‘buon’ funzionamento della scuola si vedono costretti ad accettare in silenzio pratiche al limite della legalità”.
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