La scuola, ad iniziare da quella cattolica, deve parlare a tutti, anche a chi non crede in Dio: deve partire dalla propria “identità”, saper “dialogare” e “gettare ponti di dialogo con i non credenti“. A dirlo è stato Papa Francesco in un messaggio inviato al Congresso Mondiale dell’Educazione Cattolica in svolgimento a Marsiglia.
Gli istituti religiosi cattolici, ha proseguito il pontefice, devono essere in grado “camminare insieme senza escludere nessuno, stabilire punti di incontro e adattare il linguaggio in modo da riuscire ad attirare l’attenzione dei più lontani”.
Secondo il Papa l’opera dei docenti non è quella di chi fa “proselitismo, né tanto meno di escludere dalle nostre scuole chi non la pensa come noi. Quello che voglio dire è che la scuola nel suo insieme sia configurata come una lezione di vita in cui si integrano elementi diversi, in stretta collaborazione con altre istanze, come la famiglia o la società”.
In definitiva, la scuola deve dare la possibilità di “acquisire qualche conoscenza ma anche di conoscere sé stessi e riconoscersi come un essere capace di amare ed essere amati” e questo vale ancora di più per la scuola cattolica.
Non è la prima volta che il Papa spende parole di sano realismo: basta con le prediche infarcite di “moralismi” e lontane dalla vita della gente, ha detto qualche mese fa.
L’attenzione della religione verso chi non crede, del resto, è dettata anche dai numeri: ogni anno, cresce, infatti, il numero di alunni che non si avvalgono dell’ora di religione cattolica.
È tutto dire, ad esempio, che in Lombardia più di un alunno su cinque si avvale della possibilità di non seguirla.
In assoluto, stando ai dati diffusi dal Cei, nell’ultimo decennio il numero di chi chiede di non partecipare all’ora di religione sarebbe raddoppiato, arrivando a lambire il 15% del totale degli alunni: tanto che, secondo l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, sarebbero più di un milione di studenti nelle scuole pubbliche che non si avvale oggi dell’insegnamento della religione cattolica: coloro che non se ne avvalgono sono in prevalenza stranieri e iscritti alla secondaria, in particolare superiore, con maggiore tendenza al Nord.
Il fenomeno, tra l’altro, che non sarebbe solo italiano: in Spagna frequentare l’ora di religione sarebbe meno della metà degli studenti.
Parallelamente crescono nelle scuole le attività alternative alla religione, sempre più frequentate. Come crescono le richieste di cancellare l’ora di religione cattolica.
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