Michele Serra, giornalista de La Repubblica
Ricordate le parole del giornalista Michele Serra, su ‘La Repubblica’ del 20 aprile scorso, secondo cui il ceto sociale peserebbe non poco sul rendimento scuola, con tutte le polemiche che derivarono? Ora, c’è una ricerca che dimostrerebbe l’esatto contrario, ovvero che proprio in Italia la bravura degli studenti non è direttamente proporzionale al ceto sociale e dai soldi della famiglia. Mentre il ragionamento di Michele Serra sarebbe lecito in altri Paesi, come l’Australia, la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna e gli Stati Uniti.
In base ad una ricerca svolta dal Politecnico di Milano e della Lancaster University – che sono andati a confrontare i risultati in matematica del test PISA 2015 degli studenti quindicenni di nove Paesi (oltre a quelli citati Giappone, Canada e Germania), nella nostra Penisola conterebbero di più la motivazione personale e l’istruzione dei propri genitori.
Dallo studio emerge, quindi, che in Italia l’indice socio-economico degli studenti non risulta essere tra le variabili più importanti per predire le performance scolastiche, mentre sono molto legate al rendimento la motivazione personale dello studente, la gestione dell’ansia, la tendenza a cooperare con i compagni, l’accessibilità a materiale culturale in famiglia (libri, riviste di scienza, gite ai musei) e il livello di istruzione dei genitori.
Sempre da noi, in Italia, il rendimento dipende molto anche dalla scuola che si frequenta.
Sempre in base ai risultati emersi, ben il 41% della variabilità del rendimento scolastico degli studenti è spiegata dal loro raggruppamento nelle diverse scuole a differenza di quanto succede in altri Paesi, in particolare in Spagna dove la differenza pesa per l’8%.
In Giappone, Francia, Canada e Germania, invece, la variabile più importante è la dimensione: scuole più numerose hanno risultati migliori.
Per realizzare la ricerca sono state utilizzate tecniche statistiche innovative e tecniche di machine learning con un modello “abbastanza flessibile – si legge in un comunicato del Politecnico – da poter essere applicato a sistemi scolastici di tutto il mondo con strutture differenti ed estrapolare quali sono gli aspetti della vita degli studenti e delle realtà scolastiche che influenzano, rispettivamente, il rendimento degli studenti e le performances delle scuole”.
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