Anche a me, che a taluni temi e problemi del mondo della Scuola mi sono appassionato per decenni, sarebbe piaciuto che Renzi ne facesse menzione.
Nel suo intervento al convegno del PD di domenica scorsa invece non ne ha fatto cenno. Ne sono rimasto deluso?Forse, di primo acchito, sì. Così come legittimamente hanno fatto alcuni contestatori, affezionati sostenitori di altri aspetti che li toccano da vicino.
Renzi si è limitato a tracciare a grandi linee la scuola che lui desidera per i suoi figli e per le future generazioni. Poi, quando ho riascoltato il suo appassionato discorso, fatto a braccio, ho riflettuto.Ho pensato che lui è il Presidente del Consiglio e non il Ministro dell’Istruzione, che ha o dovrebbe avere delle competenze più specifiche.
Ho ripensato ai molti Ministri che, in passato fin dall’insediamento a viale Trastevere, si sono sbilanciati in incaute dichiarazioni e promesse. Dichiarazioni e promesse che non hanno avuto seguito se non in miniaggiustamenti suggeriti da funzionari non sempre disinteressati.
Ed ho concluso che Renzi ha fatto bene a lasciare il compito di mettere nero su bianco a chi dovrà redigere i decreti ed i provvedimenti attuativi: cioè a coloro i quali, si spera, ne abbiano competenza.
Ovviamente nel rispetto delle linee enunciate, sulle quali è difficile trovarsi in disaccordo.
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