Il Governo ha ingaggiato una vera e propria lotta contro il tempo nel tentativo estremo di bloccare lo sciopero o quanto meno di ridurne la portata.
Nelle ultime ore le dichiarazioni dei massimi responsabili politici si sono moltiplicate.
Nella giornata di domenica Renzi ha ribadito che il Governo non intende fermarsi e che anzi proseguirà senza tentennamenti.
Il sottosegretario Faraone, forse un po’ improvvidamente, ha detto che domani 5 maggio sarà in piazza la solita “minoranza chiassosa” (ma se l’adesione dovesse arrivare al 51%, bisognerà che Faraone riveda la sua idea di maggioranza e minoranza).
Intanto in Commissione i lavori sono andati avanti con l’approvazione di nuove correzioni al testo e di emendamenti che – dicono i deputati del PD – tengono in considerazione anche le critiche dei sindacati.
Il Ministro, per parte sua, ha ripetuto che il problema è solo che la riforma non è ancora ben conosciuta ed è per questo che gli insegnanti sono contrari: affermazione che, anzichè, alleggerire le responsabilità della politica (e del Ministro in particolare) le aggravano ulteriormente.
La domanda, infatti, è molto banale: ma chi doveva darsi da fare per far conoscere adeguatamente il testo del disegno di legge? Di sicuro non le organizzazioni sindacali, bensì il Ministro stesso.
Verrebbe da commentare: “chi è causa del suo mal …” con tutto ciò che ne consegue.
Ma il dato più importante è che, quasi certamente – gli interventi di Renzi, Faraone e Giannini non serviranno a molto: il treno dello sciopero è ormai lanciato alla massima velocità e – anche volendo – risulta impossibile fermarlo. Forse il Governo pensa che il treno possa ancora deragliare o finire su un binario morto, ma al momento attuale nulla fa pensare ad uno scenario del genere. Le previsioni sono tutte a favore di una larga partecipazione e di manifestazioni e cortei particolarmente “vivaci”.
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