“Un altro si sarebbe fermato su Jobs Act per non rompere con la Cgil, non avrebbe fatto la riforma elettorale per non discutere col Pd e della scuola”.
Così si è espresso Dario Franceschini, ministro per i Beni Culturali, parlando del premier Matteo Renzi la sera del 5 maggio all’inaugurazione del Festival della Tv e dei nuovi media che si svolge fino a domenica a Dogliani, nel Cuneese.
“L’Italia si oppone a un uomo forte, non è abituata ad avere un uomo che decide. Ora siamo entrati nella terra dell’ignoto, nessun leader del centrosinistra è durato più di due anni, è il sesto per durata”, ha tenuto a dire il ministro.
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Per Franceschini, che è stato segretario del Pd nel 2009, dunque, stiamo assistendo ad “un metodo di governo mai sperimentato”, con “un presidente del Consiglio che ha il coraggio di rischiare. Inedito per la sinistra. Una bella novità che dobbiamo difenderci con i denti”.
Bisogna ora capire se anche i cittadini italiani la pensino come il ministero per i Beni Culturali: un’occasione per saperlo, saranno già le elezioni comunali di alcune delle città più importanti della Penisola, ad iniziare dalla capitale, previste per inizio giugno.
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