Il presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenendo all’assemblea dell’Anci, l’Associazione dei comuni, a Bari, ha detto: “Tutto ciò che attiene all’edilizia scolastica è finanziabile, fuori dal Patto di Stabilità”.
Tuttavia ha pure aggiunto, “il punto chiave è un cambio di mentalità: bisogna tornare a progettare. Negli ultimi anni dell’esperienza da sindaco abbiamo smesso di progettare perchè quando tagliavano i fondi tra mettere a posto un marciapiede e tenere aperto un asilo nido tenevo aperto un asilo nido”.
Continua dunque la politica del Governo a favore dell’edilizia scolastica, o almeno così fa capire il premier, e l’attenzione verso gli asilo nido la cui carenza è soprattutto visibile al Sud dove per i bimbi più piccoli mancano strutture e interventi, mentre una maggiore attenzione potrebbe innescare nuovi posti di lavoro, dando pure qualche sostegno alle mamma lavoratrici.
I comuni in pratica, afferma Renzi, per costruire asili e scuole, possono benissimo andare oltre il patto di stabilità che nasce per far convergere le economie degli Stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo in seno al Patto di stabilità e crescita e specificamente nel trattato di Maastricht (Indebitamento netto della Pubblica Amministrazione/P.I.L. inferiore al 3% e rapporto Debito pubblico delle AA.PP./P.I.L. convergente verso il 60%).
L’indebitamento netto della Pubblica Amministrazione (P.A.) costituisce, quindi, il parametro principale da controllare, ai fini del rispetto dei criteri di convergenza e la causa di formazione dello stock di debito.
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Il Patto di Stabilità e Crescita, spiega la Ragioneria generale dello Stato, ha fissato dunque i confini in termini di programmazione, risultati e azioni di risanamento all’interno dei quali i Paesi membri possono muoversi autonomamente. Nel corso degli anni, ciascuno dei Paesi membri della UE ha implementato internamente il Patto di Stabilità e Crescita seguendo criteri e regole proprie, in accordo con la normativa interna inerente la gestione delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.
Dal 1999 ad oggi l’Italia ha formulato il proprio Patto di stabilità interno esprimendo gli obiettivi programmatici per gli enti territoriali ed i corrispondenti risultati ogni anno in modi differenti, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misure sulla spesa per poi tornare agli stessi saldi.
La definizione delle regole del patto di stabilità interno avviene durante la predisposizione ed approvazione della manovra di finanza pubblica; momento in cui si analizzano le previsioni sull’andamento della finanza pubblica e si decide l’entità delle misure correttive da porre in atto per l’anno successivo e la tipologia delle stesse.