Non è un mistero che la Buona scuola non sia piaciuta alla grande platea degli insegnanti italiani, e Matteo Renzi, che la volle fortemente, ne è consapevole.
“Pensavamo che investire tante risorse sull’istruzione fosse importante, le modalità con cui lo abbiamo fatto sono discutibili“, diceva l’ex premier lo scorso Marzo, quando ha ammesso che effettivamente il modus operandi utilizzato dal Governo si è trasformato in un boomerang.
Successivamente ha espresso la propria amarezza per il coinvolgimento della moglie Agnese: “e mi dico che forse alla fine per cercare di migliorare la vita degli altri si finisce col peggiorare quella di chi ti sta accanto: penso soltanto a quanto ha sofferto Agnese per le vergognose cose che le hanno detto sulla buona scuola, dopo anni di precariato come tutte le sue colleghe. Poi mi ripeto che possono inventarsi di tutto, ma noi non molleremo”.
Qualche giorno fa, a “Radio anch’io“, su Radio 1, l’ex sindaco di Firenze è tornato a parlare della riforma, della legge 107 approvata nel 2015: “Sulla scuola è vero, non abbiamo convinto gli insegnanti ed è uno dei nostri crucci. Ma quando a settembre si vedranno i 4,8 miliardi investiti sull’edilizia scolastica, e si vedranno i primi risultati, forse la ‘buona scuola’ sarà anche un po’ apprezzata”.
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