Le norme per riformare la scuola sono pronte per essere presentate in Parlamento e la maggior parte degli insegnanti, dirigenti, studenti e genitori è d’accordo con il modo di procedere del Governo. È quanto sostiene il premier Matteo Renzi nelle e-news del 18 novembre, alcune delle quali affrontano anche il tema della scuola.
Secondo il presidente del Consiglio, “la consultazione su come cambiare la scuola partendo dal basso e non con progetti di riforma imposti dal governo ha visto una partecipazione molto positiva: 1 milione e trecentomila accessi, 200.000 cittadini attivi, 2.000 dibattiti sul territorio. Devo confessare che non mi accontento. La riforma della scuola deve diventare oggetto di dibattito ancora di più, ovunque”.
Renzi ricorda che “lo ripeto fino alla noia, solo cambiando la scuola si cambia un Paese. Gli economisti e gli esperti dibattono spesso di misure per la crescita: bene, personalmente ritengo che non ci sia una misura più importante dell’investimento educativo, sul capitale umano”, spiega il premier ricordando di aver “partecipato ad alcuni dibattiti, anche televisivi, sull’argomento”.
E, rileva, “mi colpiscono due approcci diametralmente diversi. Il primo, minoritario, è tipico di quella parte dei professori che contestano l’introduzione di criteri di merito e – in fin dei conti – dicono che è stato un errore aver aperto la consultazione su “La buona scuola” a tutti. Chi di voi ha seguito Porta a Porta di qualche giorno fa ha ben presente di cosa stia parlando. Il secondo, largamente maggioritario, è quello di chi ci crede. Quello dei prof, dei presidi, ma anche dei genitori e dei ragazzi, e che si fidano del nostro tentativo di cambiare le cose. Ed è pronto ad accettare con curiosità e passione una discussione vera”.
Renzi paventa sicurezza sull’iter di riforma. “Adesso tocca a noi. Abbiamo avuto riunioni chilometriche, appuntamenti quasi in tutti i comuni, chiacchierate informali e litigate serrate: bene, adesso si decide. I soldi li abbiamo messi in legge di stabilità, come promesso. Gli strumenti legislativi sono pronti, adesso si può provare finalmente a partire anche in Parlamento con la riforma più seria e più importante: quella che riguarda il futuro dei nostri figli”.
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Non troppe settimane fa, però, lo stesso premier aveva annunciato che i tempi di realizzazione della riforma sarebbero stati ben più lunghi. Dell’accelerata sarebbero stato informati anche i rappresentanti del Governo: ad iniziare dai suoi ministri più vicini. Come Maria Elena Boschi, titolare del dicastero delle Riforme, la quale appena terminata la fase di consultazione sulla ‘Buona Scuola’ ha annunciato che i risultati sarebbero stati resi noti già in questi giorni.
I motivi del cambio di marcia non si conoscono. Sul consenso che può avere questo modo di procedere verso l’approvazione delle linee guida di riforma, a base di stop and go, ma anche improvvise accelerate, è lecito avere più di un dubbio.
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