E si può essere d’accordo o meno sulla sua visione politica, ma, a nostra memoria, mai un esponete politico, che si è candidato a governare l’Italia, si era espresso con tale precisione e quel pizzico di competenza speranzosa sui problemi della scuola, a parte magari i luoghi comuni, già sentiti, sul tipo che la scuola sia uno dei punti centrali del rinnovo della società e che i prof siano il punto centrale della svolta e cha a loro occorre dare autorevolezza. Luoghi comuni perché li abbiamo già ascoltati ripetere a parecchi politici negli anni, ma solo come pappagallesca tiritera per dire che la questione istruzione andrebbe finalmente affrontata e risolta, a prescindere poi dalla loro effettiva conclusione.
E proprio per sottolineare questo diverso accento sull’istruzione, ha detto ancora: “Vorrei coinvolgere le famiglie e gli assessori alla scuola. I ragazzi vanno avvicinati alla cultura, al cinema, a internet, alla bellezza del vivere in modo diverso dai programmi di oggi. Però bisogna investire nell’edilizia scolastica. E per fare questo ci vogliono investimenti”.
E se Pierluigi Bersani cinguettava in campagna elettorale che gli insegnanti “sono eroi”, Renzi ha detto che non vanno trattati così come oggi viene fatto: “Vorrei coinvolgere famiglie, assessori, insegnanti. Vorrei ridare autorevolezza e credibilità agli insegnanti. L’insegnante non è un numerino da pagare alla fine del mese. Sono convinto che Italia ci sono tanti insegnanti che vorrebbero essere pagati di più, ma soprattutto verrebbero sentirsi dire grazie. Invece non si vuole bene all’insegnante come educatore. Quando si va al ricevimento si dà ragione ai figli, non all’insegnante.”
Ma in modo particolare, non ci ricordiamo, compreso il discorso di Bertinotti alla sua nomina di presidente della Camera col Governo Prodi, un riferimento così preciso alla condizione della scuola, in termini di riforma vera e propria, compresi dei riferimenti alla didattica: “E poi vorrei riformare la scuola in un orizzonte di vent’anni, a partire dalle scuole medie dove sono intrappolati nei banchi a sentire un programma che poi risentiranno alle superiori. Il vero problema è la scuola media: bisogna scatafasciare il programma delle scuole medie sapendo che i ragazzi oggi sono pieni di informazioni ma in difficoltà di comprensione”.
Ed ecco infatti subito dopo riprende un nodo che poi spunta anche nei risultati dell’Ocse Pisa, quello ciò della incapacità dei nostri alunni a riassumere in poche parole concetti e narrazioni, mentre occorrerebbe stimolarli al ragionamento: “I ragazzi vanno su internet, hanno miliardi di informazioni. Devono dimostrare di aver capito di saper riassumere e dimostrare di saper rielaborare”.
Sarà passato forse, prima di recarsi in Tv, a ripetizione dalla moglie, che è insegnante, sarà che avrà fatto un corso di recupero accelerato, sta di fatto che è andato nel segno di due questione assai dibattute: che la scuola media è l’anello debole del nostro sistema di istruzione e che bisogna recuperare un nuovo medo di fare didattica. Vedremo in seguito
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