“Il punto importante, e lo dico da figlio e da marito di un’insegnante, è che si è perso il rispetto sociale per la figura degli insegnanti”.
Lo ha detto il premier, Matteo Renzi, ospite la sera dell’11 ottobre della trasmissione Politics su Raitre, rispondendo ad una domanda se sia d’accordo con quanti sostengono che a scuola vengano dati troppi compiti per casa ai ragazzi.
Per il presidente del consiglio, quello dei compiti non è un problema. Mentre lo è diventato la scarsa considerazione sociale verso chi insegna.
“Con i nostri provvedimenti – ha però a tenuto dire Renzi – abbiamo cercato di ridare rispettabilità agli insegnanti ed è una cosa di cui sono fiero”.
Renzi non entra nel merito, ma il riferimento è probabilmente al “merito” annuale, riservato ai docenti che svolgono meglio il lavoro, al bonus da 500 euro per l’auto-aggiornamento e alla formazione obbligatoria presentata nei giorni scorsi dal ministro Giannini e al via già dal presente anno scolastico.
Il premier ha anche confermato che la “penalizzazione” per i lavoratori non usuranti che scelgano di andare in pensione da uno a tre anni e mezzo di anticipo, sarà piuttosto alta: “un anno prima sarà del 5% all’anno. In tre anni sono poco meno del 15%”. In termini pratici, la quota mensile, da restituire per un ventennio, sarà di circa 150-200 euro.
Per le pensioni basse, ha invece detto Renzi, ci sarà “un aumento” di “meno di 80 euro al mese. Ancora non siamo in grado di quantificarlo. Lo sapremo sabato”.
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