“In questi anni il Pil è stato negativo e ora è positivo. Il percorso di uscita dalla crisi porterà i suoi effetti ovunque, ma questa uscita dalla crisi non serve se non si investe nella scuola e nella ricerca. Quello che fa la differenza dalla Cina e dall’America è l’investimento sulla scuola”.
A dirlo è stato il segretario del Pd Matteo Renzi, il 6 dicembre, durante una visita nella scuola Giovanni Falcone allo Zen a Palermo, istituti più volte oggetto di raid vandalici, anche nella scorsa estate.
Rispondendo a Salvo, un alunno della scuola media, l’ex premier ha detto che “per la prossima legislatura prendo un impegno: metteremo la scuola non solo al centro del dibattito politico ma al centro del ‘villaggio’; deve essere al centro della vita di un luogo e dirlo da qui, dallo Zen ha un valore doppio”.
A dire il vero, durante il suo mandato al Governo gli investimenti per la scuola non sono proprio mancati: basti pensare ai miliardi destinati alla sicurezza e alle “coperture” della Buona Scuola. Solo che, evidentemente, si sono spesi male.
“La tappa della scuola nel libro di questo viaggio – ha proseguito Renzi – sarà la scuola dello Zen”. “Salvo – ha detto ancora Renzi rivolgendosi allo studente – cercheremo di far sì che quella lettera non sia la lettera di Babbo Natale ma dell’impegno vero di una generazione”.
Renzi, accompagnato dal sottosegretario alla Salute Davide Faraone, ha aggiunto: “Indipendentemente dal colore politico del nuovo governo c’è un punto che la gente deve capire, nell’epoca dei robot e dei cambiamenti tecnologici: penso che nei prossimi 15-20 anni potrai inventarti tutti i robot del mondo ma senza relazioni umane e capacità d’abbraccio non si va da nessuna parte. Non c’è alcun Pil che ci salverà”.
Renzi ha anche ascoltato le testimonianze di chi vive la scuola della periferia palermitana tutti i giorni.
“In questa scuola – ha detto la professoressa Antonella Saverino, – si insegna con grande difficoltà spesso senza libri perché le famiglie di questi ragazzi non hanno i soldi per anticiparli perché spesso i buoni libro arrivano in ritardo. A Renzi chiediamo di farsi portavoce dei nostri disagi quotidiani, la cultura rende liberi e questi devono come tutti altri bambini avere l’opportunità di crearsi un futuro”.
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