“Non c’è politica futura che non parta dalla centralità della scuola”. È dunque l’istruzione pubblica, come del resto indicato nel programma che lo hanno portato a stravincere le primarie del Pd, il cavallo di battaglia del premier incaricato Matteo Renzi: lo ha fatto intendere a chiare chiedendo la fiducia al Senato, il 24 febbraio.
“L’educazione che si dà nelle scuole – ha sottolineato Renzi – è motore dello sviluppo”.
Quella di “sentire” la voce degli insegnanti è ormai un punto fermo della sua politica scolastica. Non molto lontano dalla Costituente avviata dal ministro dell’Istruzione uscente Maria Chiara Carrozza. La quale nelle stesse ore del discorso di Renzi a Palazzo Madama incontrava il nuovo responsabile del Miur, Stefania Giannini, per il canonico passaggio di consegne e per affidarle ufficialmente la gestione del Ministero. Non sappiamo se nella lista dei problemi irrisolti, consegnata dalla Carrozza alla nuova prima ‘inquilina’ di Viale Trastevere, ci sia anche quello più grande: la cronica penuria di fondi. Che ha portato a mettere in dubbio anche gli scatti automatici dei docenti, unica possibilità di “carriera” e di tenere lo stipendio al passo dell’inflazione.
Renzi ha anche detto che domani, martedì, “scriverò una lettera ai colleghi sindaci, 8 mila, e ai presidenti delle province sopravvissuti” per fare “un punto sulla situazione dell’edilizia scolastica seguendo il ragionamento del senatore Renzo Piano che qualche giorno fa ha proposto di ‘rammendare’ le periferie” . Prende dunque il via l’annunciato “programma straordinario nell’edilizia scolastica sui territori, partendo dalle richieste dei sindaci”. Il problema, come per altri settori, rimangono le risorse. E per mettere a norma le tante scuole italiane non in sicurezza ne servono davvero tanti. Qualche settimana fa, Renzi ha detto che cercherà di attingere dai fondi europei. Staremo a vedere.
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