“Se il 30 aprile o dopo vincerò la sfida per la segreteria, la prima iniziativa sarà dedicata alla Scuola: ho intenzione di ripartire da un tema dove il dente duole… Dobbiamo ripartire dal tema della disuguaglianza tra bambini: quando nascono i bambini in alcuni luoghi, c’è chi mi dice si può prevedere che fine fanno nove di loro su dieci. E questo non è accettabile”.
Questa dichiarazione, facilmente attribuibile anche senza saperlo al candidato-segretario Matteo Renzi, perde molta della sua efficacia comunicativa, considerata la fonte.
Infatti, pesa la mancata promessa di visitare ogni settimana una scuola, di riconoscere economicamente il lavoro degli insegnanti (“Guadagnate poco, ma siete il cardine del Paese. Io voglio che il governo stia in mezzo agli insegnanti. Il vostro lavoro è fondamentale”) di ascoltare gli insegnanti (Una riforma che non piace agli insegnanti)… Potrei continuare, ma mi fermo qui.
Detto questo formulo due proposte vincenti al dott. Matteo Renzi che favoriscono l’inclusione, principio costituzionale (art 3 comma 2 e art. 34) sottinteso alla sua dichiarazione:
1) diminuisca il numero degli alunni per classe, portandolo a 15-20 max., abolendo di fatto le classi pollaio, soluzione pensata e attuata dal duo Gelmini-Tremonti (2009);
2) metta una croce sulla sua disposizione contenuta nella legge di Stabilità 2015 che ha formalizzato le classi superpollaio (si formano con l’inserimento di alunni/studenti per il divieto di nominare un supplente per il primo giorno di assenza del titolare).
Ogni riforma deve partire dall’aula, dall’ambiente dove si forma la persona. Diversamente si mettono in atto progetti inefficaci, inutili. Sarà la volta buona? Staremo a vedere!