Renzi rischia la seconda sfiducia

Il 5 maggio ha rappresentato la prima sfiducia della scuola verso la Riforma Renzi.

Lo dicono i numeri: otto docenti su dieci ha aderito allo sciopero. E l’osservazione su molte realtà territoriali conferma questo dato.

Ovviamente di parere opposto è l’Amministrazione, che fissa in un “misero” 65% la percentuale di adesione allo sciopero.

E Renzi? Sembra sottovalutare questa imponente opposizione alla Riforma. In questo modo rischia di impattare con la seconda sfiducia che potrebbe rivelarsi molto imbarazzante e dolorosa.

Mi riferisco al probabile risultato delle prossime regionali che potrebbe portare il Pd sotto il 35%. Sui Social network molti docenti, e anche numerosi non addetti ai lavori (genitori?) hanno dichiarato che non voteranno più il Pd.

Quali le ragioni di questo strappo, di questo divorzio? Ormai quasi tutti concordano che il Pd non rappresenta più i valori della sinistra. Infatti quegli ultimi dieci grammi di sinistra che erano rimasti fino al 2014 sono stati rottamati da Renzi.

Concretamente questa polverizzazione della sinistra si è manifestata anche con il Disegno di legge sulla “Buona Scuola”. Il provvedimento, infatti, ha ripreso alcune idee avanzate dalla destra e in particolare da V. Aprea, nel 2000 (cfr “ La scuola che non c’è”, Edizioni Liberal, Firenze) come la chiamata diretta da parte dei dirigenti e la premialità.

Ecco spiegate le dichiarazioni di M. Stella Gelmini, quando afferma che la “Buona scuola” conclude il percorso da lei iniziato.

Ora in quest’ottica l’operazione di azzeramento o quantomeno di riduzione delle classi-pollaio è stata coerentemente declassata a orpello secondario o a semplice annuncio senza alcun fondamento nel Disegno di Legge. In altri termini, il ritorno a classi realmente formative (15-20 alunni ) non è stato considerato prioritario rispetto a tanti copia/incolla dalla cultura della destra.

E’ arduo pensare che la “Buona Scuola” di “Renzi possa essere identificata con una scuola realmente aperta a tutti e impegnata a rimuovere gli impedimenti all’affermazione della persona, almeno finché non verranno azzerate le classi-pollaio volute dal duo Tremonti-Gelmini con il solo fine di “far cassa”.

Ecco spiegati alcuni motivi di uno scollamento tra gli operatori della scuola impegnati ogni giorno nelle diverse attività di inclusione e il Pd che invece sembra considerare secondario questo valore. Renzi deve fermarsi e riflettere prima di continuare a viaggiare su un treno che porterà il Pd ad assumere un’identità “liquida” (Baumann) e camaleontica

Se questo avverrà non sarà un bene per la democrazia che ha tanto bisogno di un partito che vada oltre il presente, indicando un’alternativa al pensiero unico dei mercati.

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