“Ho chiesto a Simona Malpezzi, responsabile del dipartimento scuola del Pd, di cambiare la legge e di presentare già la settimana prossima un emendamento per modificare le regole: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità. Senza scaricarle sui professori, ma senza costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola”. Lo annuncia il segretario Pd Matteo Renzi su Facebook. “La buona scuola non c’entra niente, a dispetto delle bufale diffuse ad arte”, sottolinea.
“Ho posto il tema dell’accompagnamento dei minori di 14 anni a scuola durante il Consiglio dei Ministri di oggi. È un argomento su cui abbiamo fatto un lungo approfondimento come Ministero, dopo la recente ordinanza della Cassazione, ben comprendendo il disagio vissuto in questo momento sia dalle scuole che dalle famiglie”. Lo rende noto la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
“Come spiegato anche ieri in un lungo comunicato, le scuole, attualmente, stanno operando scelte che sono conformi al quadro normativo vigente in materia di tutela dell’incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni. La recente ordinanza della Cassazione ha sollevato un problema che era preesistente, che è molto delicato e non va sottovalutato in nessun aspetto. Come ho dichiarato anche nei giorni scorsi, se si vuole cambiare l’ordinamento serve un intervento in Parlamento. Saluto per questo con favore quanto dichiarato dalla deputata del Pd Simona Malpezzi che presenterà già la prossima settimana in Parlamento una proposta di legge”, prosegue Fedeli.
“Occorre venire incontro alle esigenze delle famiglie, chiarendo anche il quadro delle responsabilità giuridiche e penali rispetto alla tutela dei minori dopo la fine delle lezioni. Il Pd si farà carico di trovare il giusto equilibrio con una proposta in Parlamento. In questo senso posso rassicurare anche l’onorevole Brunetta: non c’è nessun caos, non c’è nessuna inadeguatezza, né del Governo né del Pd. Solo la consapevolezza che parliamo di un tema delicato e importante, che ha anche a che fare con la sicurezza e la tutela delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Un tema rispetto al quale è il Pd a proporre azioni concrete, non certo il centrodestra”, conclude la Ministra.
“Le leggi e le pronunce giurisprudenziali, come quella della Cassazione, vanno rispettate – prosegue la ministra – e se si vuole innovare l’ordinamento su questo tema occorre farlo in Parlamento, introducendo una norma di legge che, a certe condizioni, dia alle famiglie la possibilità di firmare liberatorie che sollevino da ogni responsabilità giuridica, anche penale, dirigenti e personale scolastico al termine dell’orario di lezione”. Il Miur non prenderà una posizione univoca su questa questione con qualche circolare perché “non ha questa funzione ne’ questa responsabilità”.
La vicenda su cui la suprema Corte ha espresso la sentenza è relativa alla morte di un ragazzino di 11 anni a Firenze quindici anni fa. Era uscito da scuola ed è stato investito da un autobus. La Cassazione ha deciso che il coinvolgimento di un minore in un incidente fuori dal perimetro scolastico non esclude la responsabilità della scuola.
Secondo i giudici l’obbligo di vigilanza in capo all’amministrazione scolastica, discendeva da una precisa disposizione del Regolamento d’istituto, ma il ministero dell’istruzione precisa che la responsabilità della scuola sussiste non solo se il Regolamento di istituto impone al personale scolastico compiti di vigilanza: “In realtà – si legge in una nota del ministero di Viale Trastevere – la responsabilità della scuola si ricollega più in generale al fatto stesso dell’affidamento del minore alla vigilanza della scuola”.
Secondo la Cassazione, il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni è di carattere generale e assoluto, tanto che non viene meno neppure se i genitori mettono per iscritto l’autorizzazione a lasciare il ragazzino senza sorveglianza in luogo dove possa trovarsi in situazione di pericolo. Le disposizioni si attuano in genere a tutti i minori, anche se, già a partire dai 14 anni, si considera che il minore abbia maturato una certa capacità di intendere e di volere e sia in grado di decidere per sé oltre che di riconoscere le situazionidi pericolo.
La differenza tra un alunno delle scuole medie e uno delle superiori è nell’art. 591 del codice penale, che recita testualmente: “Chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici […] e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”.
Nel codice penale è specificato che per i minori di quattordici anni è prevista una presunzione assoluta di incapacità. Quindi seppure entrambi minori, esiste una differenza sostanziale tra un tredicenne e un sedicenne. Quest’ultimo infatti può tranquillamente uscire da solo da scuola, può prendere la patente per il motorino e se, vuole, può anche andare all’estero da solo.
Se un genitore firma una liberatoria? E sempre secondo la legge a nulla servirebbero le cosiddette “liberatorie” firmate dai genitori che solleverebbero la scuola da ogni responsabilità Questo perché secondo la legge il minore di 14 anni sarebbe considerato “incapace” e quindi la sicurezza dei minori non sarebbe un bene giuridicamente disponibile, né da parte dei genitori né da parte del personale scolastico.
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