Secondo il premier, Matteo Renzi, la scarsa simpatia per la riforma della scuola deriverebbe non dai suoi contenuti ma solo da una comunicazione insufficiente. Così, tre giorni dopo l’indizione dello sciopero del 5 maggio da parte dei sindacati Confederali, Snals e Gilda, che fa il paio con quello del 24 aprile voluto da Anief, Unicobas e Usb, il presidente del Consiglio parlando alla radio nazionale Rtl annuncia che “nei prossimi giorni faremo una intensa di campagna di comunicazione su cosa prevede la riforma della scuola. Perché fa un po’ ridere scioperare contro governo che sta assumendo 100mila insegnanti, che non sono tutti quelli che vorrebbero essere assunti, ma questo non è un mercato in cui chiunque vuole una cosa la ottiene”.
Renzi, quindi, non comprende perché tanto malumore. “Diamo più soldi agli insegnanti con la carta sulla formazione, più soldi per l’edilizia scolastica. Ma in cambio di questo chiediamo qualche modifica al sistema organizzativo della scuola, con un po’ meno burocrazia”.
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La visione del premier, a dire il vero, sembra troppo semplicistica: le questioni sollevate da sindacati e lavoratori sono altre. Ad esempio, non tollerano, del ddl approvato a metà marzo dal Governo, il mancato rinnovo contrattuale. Per non parlare dell’eccesso di potere conferito ai dirigenti scolastici, ad iniziare dalla gestione dei fondi da destinare al merito e alla possibilità di contrattualizzare il personale senza fare ricorso alle graduatorie. Ma di questi aspetti Renzi non parla.
Il commento sul testi di riforma del premier, invece, si riduce a due-tre passaggi del testo. In particolare, a quello sulle assunzioni. “Non mi si dica – ha dichiarato sempre a Rtl – che si fa sciopero contro il primo governo che elimina i precari dalla scuola. Se fanno sciopero contro di noi che abbiamo fatto queste cose, contro quelli di prima che non facevano niente, che fanno?”.
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