A poche settimane dall’annuncio da parte del premier Renzi di forti investimenti sulla scuola, cominciano a spuntare le prime crepe al progetto. E non sono nemmeno lievi. Soprattutto perché a metterle in bella mostra è un ‘renziano’ doc, il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi.
A proposito della messa in sicurezza degli edifici scolastici, il sottosegretario, ex sindaco di Piacenza, rivela che “nessuno sa davvero quante e quali sono le scuole se cui dobbiamo intervenire, né conosce i fondi disponibili”, dichiara Reggi a ‘La Repubblica’. Poi si lascia andare ancora di più: “qui nessuno sa niente. Matteo Renzi spara razzi nel cielo, quello è il suo talento, ma poi noi arranchiamo dietro. Mancano tutti i dettagli, e che dettagli”.
“Nella mia azienda privata”, spiega Reggi, “per avere un dato certo schiacciavo un tasto. Al governo non è così: non esiste un database unico per i ministeri, ognuno inserisce i suoi, di dati, e con i propri criteri”. E sottolinea: “se chiedo un dato certo sulle scuole bisognose di intervento ai direttori generali dell’Istruzione, delle Infrastrutture e dell’Economia mi arrivano tre cifre diverse”.
Reggi riflette anche sui fondi per la scuola: “sono incagliati nei luoghi più disparati. Ci sono otto diverse fonti di finanziamento e dodici procedure attuative. Serve – sottolinea il sottosegretario – una cabina di regia al Miur”.
Le parole sono pesanti, quasi macigni. Che Renzi dovrà in qualche modo affrontare. Anche perché arrivano da un settore, la scuola, ma soprattutto quello dell’edilizia degli edifici scolastici, su cui il premier ha detto di puntare tantissimo.
Il sottosegretario Reggi, comunque, ne ha anche per Bruxelles, a cui il governo aveva chiesto di togliere gli investimenti sull’edilizia scolastica dal patto di stabilità: “L’Europa chiede solo parità di saldo. Se vogliamo togliere dal deficit la scuola – dice Reggi – dovremo garantire un assegno pari su altre voci”.
Ma da Reggi arrivano anche delle anteprime sul prossimo Consiglio dei Ministri varerà “interventi sulla dispersione scolastica, addestramento degli insegnati sugli strumenti digitali, un riconoscimento diverso per i docenti, stipendio e dignità”.