Dopo la doccia fredda a Palazzo Madama, in serata anche il premier è voluto intervenire sula soppressione dell’articolo che avrebbe dato il via libera ai dipendenti con almeno 35 anni di servizio e 61 di età. L’emendamento sulla ‘quota 96’ non c’entrava nulla con la ratio della riforma della P.A e quindi è stato giusto toglierla dal decreto, ha spiegato Matteo Renzi.
A quanto si apprende, inoltre, il Capo del Consiglio starebbe preparando un intervento a settembre, assai più ampio come platea del perimetro dei 4mila insegnanti coperti dalla ‘quota 96’.
Settembre però per chi lavora nella scuola è un mese beffardo: un eventuale via libera al provvedimento di allargamento dei beneficiari della pensione, farebbe comunque scivolare di un ulteriore anno il pensionamento dei 4mila bloccati dal clamoroso errore nella riforma Monti-Fornero.
I dubbi, malgrado le rassicurazioni di Renzi, rimangono forti: dove troverà lo Stato le coperture necessarie per mandare in pensione il doppio, il triplo o il quadruplo dei 4mila lavoratori della scuola rimasti incredibilmente intrappolati? A meno che il premier non si riferisca alla modifica della legge Monti-Fornero che diversi parlamentari stanno sponsorizzando e che vorrebbero inserire nella Legge di Stabilità: l’obiettivo è mandare in pensione tutti i lavoratori con almeno 62 anni anni di età e 35 anni di contributi, con riduzioni sull’assegno pensionistico che andrebbero dal 3 all’8%, applicate in modo inversamente proporzionale all’età di uscita.
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