Matteo Renzi conferma l’arrivo maggio delle misure per alleviare famiglie e imprese: “Da maggio 80 euro in più in busta paga a chi guadagna meno di 25mila euro l’anno”, ha detto il capo del governo al Tg2 del 30 marzo. Il provvedimento riguarderebbe oltre la metà del personale scolastico. Renzi ha aggiunto che sempre da maggio l’esecutivo provvederà anche alla riduzione del “10% di riduzione Irap alle aziende e -10% del costo dell’energia elettrica per le pmi, e qualche segnale arriverà da subito alla famiglie con una piccola riduzione sulle bollette”. A fare chiarezza sulle coperture per il taglio dell’Irpef sarà il Def, su cui stanno ancora lavorando i tecnici della Ragioneria. Ma occorre aspettare ancora una settimana, forse anche 10 giorni, per limare i numeri del Documento di economia e finanza. Il documento arriverà quindi in Parlamento un po’ in anticipo rispetto al termine previsto del 15 aprile. A tracciare il timing del Def è stato, sempre il 30 marzo, il vice ministro dell’economia Enrico Morando. Il quale, però, non ha voluto fare alcuna anticipazione. Il vice ministro dell’economia, Enrico Morando, ha precisato che il termine per la presentazione al Parlamento è il “15 aprile, ma cercheremo di fare prima”. Tra le cifre che vanno limate in questi giorni c’è soprattutto la crescita del Pil che, ha anticipato il presidente del Consiglio Matteo Renzi nei giorni scorsi, sarà compresa tra lo 0,8 e lo 0,9%, ma con il taglio del cuneo per i redditi medio-bassi Renzi spera che “alla fine si arrivi all’1%” (come nella previsione dell’ex ministro del Tesoro Saccomanni) e “lo si superi”. L’effetto di una crescita all’1% si trasmetterebbe al rapporto deficit-Pil che calerebbe a sua volta di 0,2 punti (al 2,4% rispetto al 2,6% già stimato). Parte integrante del Def, inoltre, è il Piano Cottarelli sulla spending review, che dovrà garantire gran parte della copertura del taglio delle tasse: sembra sempre meno probabile l’intervento sulle pensioni, mentre sembrano certi altri interventi sugli stipendi dei manager pubblici. Sul fronte lavoro, il 31 marzo arriva in Parlamento il ddl delega messo a punto dal ministro del welfare Giuliano Poletti, che va dalla riforma degli ammortizzatori sociali alla semplificazione del codice del lavoro. E va a completare le misure contenute nel decreto lavoro che semplifica contratti a termine e apprendistato e che ha iniziato giovedì l’iter a Montecitorio. Sul decreto, però, si continua a discutere: nonostante l’ok di Confindustria e del Governatore di Bankitalia Visco, sul provvedimento pende infatti la bocciatura della Cgil che chiede di modificarlo e la minaccia di voto contrario di una minoranza del Pd. Ma il ministro Poletti tira dritto: il dialogo va bene, ha detto, ma “quando il confronto si è esaurito chi ha il compito di decidere decide”. Quanto alla riforma della Pubblica amministrazione, prosegue la discussione all’indomani dello scontro nel Governo tra i ministri Madia (P.A.) e Giannini (Istruzione) sulla staffetta generazionale. E tra ipotesi di prepensionamenti a dare qualche indicazione è il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina che spiega: è stato “aperto un tema di riorganizzazione e di novità rispetto alla legge Fornero e questo deve valere tanto per il pubblico che per il privato. Il tema è costruire una condizione nuova tanto per chi ha lavorato nel pubblico che nel privato, con i margini di manovra possibili”. Sul ricambio generazionale, però l’ex ministro Giampiero D’Alia invita ad “evitare discussioni stucchevoli”.
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