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Report Ocse, crescita dei livelli d’istruzione lenta. Bianchi: “Nostro incarico verrà interrotto. Avrei lavorato sulle medie”

OCSE, Fondazione Agnelli e Save the Children Italia hanno presentato e commentato i dati relativi all’Italia del nuovo rapporto OCSE sullo stato dell’istruzione nel mondo. Uno sguardo sull’istruzione – Education at a Glance, questo il nome del rapporto che evidenzia alcune criticità del nostro paese rispetto al resto dei paesi Ocse.

“I livelli di istruzione negli ultimi 20 anni sono cresciuti ma restiamo lontani dalla media Ocse. Il ritmo di crescita è lento – spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli – il numero di giovani laureati è minore di quello dei giovani diplomati. Alto livello di istruzione aiuta ad avere un tessuto civile migliore. Perché l’Italia investe così poco in istruzione? La spesa pubblica non è bassa. Una tesi sostiene che lo scarso investimento in istruzione dipende dal sistema economico. Piccole aziende investono poco sui giovani laureati e non li valorizzano, infatti molti vanno all’estero. Covid? Sembra che ce lo siamo dimenticati, eppure i dati Invalsi ci testimoniano come la caduta di apprendimenti non sia recuperata. La didattica digitale negli altri paesi viene ancora coltivata, da noi la Dad è anatema. Mi auguro nell’arco di poco tempo si possa acquisire una posizione più equilibrata”.

Bianchi: “Troncato il nostro lavoro, avrei lavorato sulle medie”

“L’Italia ha lavorato moltissimo nell’inclusione, lo dice l’Unesco. E non c’è in tutti i paesi – afferma il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – per molti è passata l’idea che l’istruzione c’è e non è oggetto di investimento. Iscriversi a un’università medio alta in America costa 57mila dollari all’anno. L’esperienza di governo va vista in tutta la sua attenzione, compreso il fatto che è stata troncata. Abbiamo deciso di investire 4.9 miliardi in infanzia di cui 3 nei nidi. Le diseguaglianze sono il problema del paese. ho tenuto aperto il bando del sud perché è lì il problema. Sulle scuole abbiamo fatto una scelta, abbiamo 44mila edifici scolastici in Italia. Abbiamo un problema di dimensione, 800mila insegnanti, la più grossa amministrazione che c’è. Abbiamo investito 5 miliardi in digitalizzazione, portare la banda in tutti gli edifici scolastici. Abbiamo vissuto la Dad come un accidente. I ragazzi oggi sono selettivi. La sostenibilità sta diventando un aspetto saliente nelle decisioni. Bisogna fare dei percorsi più incrociati e meno squadrati alle scuole superiori. C’è un tema delicato che sono le scuole medie. Le primarie sono di buon livello. Avevo iniziato a lavorare sulle medie, mi sarebbero serviti sei mesi. Dobbiamo lavorare di più sul concetto di “comprensivo”, fare lezioni allo Zen dove hanno spaccato tutte le finestre l’altro giorno e farle da un’altra parte non è la stessa cosa”.

Daniele Di Frangia

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