Il report Ocse ‘Education at a Glance 2022’ analizza a tutto tondo i livelli d’istruzione in 38 paesi mondiali, fra cui l’Italia. C’è anche una sezione dedicata gli insegnanti e agli stipendi che si confermano bassi rendendo poco attraente la professione. Se nel resto dei paesi Ocse le retribuzioni vanno dai 42mila dollari del livello pre-primario agli oltre 53.500 della secondaria di II grado, in Italia si assestano dai 40mila ai 46mila dollari. C’è di più, mentre nel resto dei paesi la media è aumentata del 6%, da noi l’aumento è solo dell’1%. Altro dato che emerge, nel 2021 un docente di secondaria di I grado italiano ha guadagnato il 27% in meno di un lavoratore full-time laureato.
“Il dossier dell’Ocse ‘Education at a Glance 2022’ conferma, purtroppo, una realtà che già conoscevamo: stipendi dei docenti italiani agli ultimi posti nella classifica dei Paesi aderenti all’organizzazione, con una crescita pari quasi a zero, e investimenti nella scuola sotto la media Ocse di oltre un punto percentuale, con il 3,8 per cento del Pil speso per l’istruzione nel 2019 rispetto alla media del 4,9 per cento degli altri Paesi. Se continueremo a procedere su questa strada, condanneremo l’Italia a non avere un futuro, perché un Paese che non investe nell’istruzione è destinato a non crescere”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta i dati del report internazionale che fotografa la situazione dei sistemi scolastici nei Paesi Ocse.
Nel 2021 in Italia, secondo l’indagine, un docente di secondaria di primo grado ha guadagnato il 27 per cento in meno di un lavoratore full-time laureato (media Ue, -11 per cento). “Con stipendi così bassi, e il conseguente scarso riconoscimento sociale di cui ormai gode la categoria, – afferma Di Meglio – è inevitabile che la professione insegnante, un tempo ambita e rispettata, sia sempre meno attrattiva. Una condizione resa ancora più intollerabile dalle retribuzioni dei dirigenti scolastici che, rispetto a quelle di un lavoratore full time laureato, sono più alte del 73 per cento, contro una media europea del 31 per cento. Un altro effetto distorto dell’aziendalizzazione che sta permeando sempre di più il nostro sistema scolastico”.
“Ci auguriamo vivamente che il nascente governo si impegni per invertire la rotta e investa risorse importanti nella scuola e in una seria valorizzazione del personale docente. Lo meritano insegnanti, studenti e il Paese tutto. La Gilda, come sempre, farà la sua parte, garantendo disponibilità al dialogo e al confronto con il futuro ministro dell’Istruzione. Senza mai dimenticare – conclude Di Meglio – che la scuola è un bene comune, patrimonio di tutti”.
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