22 aprile 2022: per la “Giornata della Terra” (istituita dall’ONU nel 1970) alcuni docenti riescono ad ottenere la prima pagina de “Il Mattino” di Napoli, con un appello dal titolo «Fate presto!». Sono i “Teachers For Future Italia”: si autodefiniscono «collettivo nazionale che include insegnanti, educatori, dirigenti scolastici e rettori, professori e ricercatori che aderiscono al Manifesto degli Insegnanti per il Futuro, pubblicato in occasione del primo sciopero globale per il clima». Sostengono «gli studenti che si mobilitano per chiedere un efficace contrasto ai cambiamenti climatici».
Non ci tengono, insomma, a comportarsi come quegli adulti (alcuni dei quali insegnanti) che, non informandosi sulla catastrofe climatica in atto da 40 anni (e nota agli scienziati da almeno 70), giungono a negarla per paura, per convenienza, per aderire alla consueta “politica dello struzzo”, per pigrizia mentale, o per semplice superficialità e conformismo. Non fanno come i tanti che sui social media commentano il titolo di un articolo senza leggere l’articolo, senza controllarne le fonti scientifiche, senza sottoporre al vaglio del pensiero critico le proprie granitiche certezze (e ignoranze). Non fanno come quanti — incapaci di distinguere l’uovo dalla gallina — giungono al paradosso di affermare che il “global warming” sia una balla delle multinazionali, dimentichi che semmai è interesse delle multinazionali (specie petrolifere) negare il surriscaldamento globale e la crisi climatica stessa!
I Teachers For Future, al contrario di tutti costoro, pensano che — proprio in quanto docenti — il futuro dei propri figli e dei propri alunni li riguardi, più di quanto riguarda ogni altra categoria professionale. E agiscono di conseguenza.
Come tutti i docenti italiani anche loro sanno di essere sottopagati, vilipesi, calunniati, sottostimati: ma non per questo rinunciano a fare ciò che è giusto. Il loro sito e la loro pagina Facebook riportano notizie, dati scientifici, opinioni, iniziative. Il loro “Manifesto” fa esplicito riferimento a Greta Thunberg ed alle “decine di migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi di tutto il mondo” scesi «in piazza assieme a lei durante la mattinata del venerdì e nel corso delle giornate di mobilitazione globale. È dovere morale degli adulti ascoltare le loro rivendicazioni; compito degli insegnanti è invece quello di prenderle sul serio. Essi si sono sobbarcati sulle spalle un peso che a noi adulti pareva insostenibile; vogliamo ora condividere con loro il peso di questo fardello, fin troppo pesante (…). Oggi, per merito dei nostri studenti, abbiamo l’occasione di rimediare ai nostri errori passati e rendere la scuola un luminoso esempio di impegno etico e civile nonviolento, di trasformazione sociale, avanguardia di capacità critica e conoscenza scientifica».
A qualcuno sembreranno solo parole. In realtà sono dichiarazioni di importanza capitale, che risollevano la media del deludente panorama etico ed intellettuale dell’Italia di oggi. E non è tutto.
In cinque punti programmatici, il Manifesto dei Teachers For Future Italia afferma orgogliosamente le loro convinzioni: supporto alle iniziative studentesche di lotta nonviolenta contro la catastrofe climatica (con invito ai colleghi a fare altrettanto); appello ai dirigenti scolastici (già seguito da alcuni di essi nel 2019) «a dichiarare per il proprio istituto lo stato di emergenza climatico» e a fornire agli studenti sostegno psicologico; invito ai sindacati a riconoscere il surriscaldamento come minaccia per l’umanità e ad indire scioperi sull’argomento; richiesta al ministero dell’istruzione e ai docenti di dare spazio alla questione nei curricoli, perché i giovanissimi dovranno per tutta la propria vita occuparsi di “riconversione industriale ed economica”, e devono esserne informati; dichiarazione di partecipazione personale «alle manifestazioni studentesche e alla sospensione delle lezioni, privilegiando nel nostro fare scuola la piazza all’aula scolastica».
Di particolare rilievo l’ultima affermazione del Manifesto, che richiama esplicitamente l’esperienza di lotta nonviolenta del Mahatma Gandhi: «siamo disposti in questo, coerentemente alla pratica della disobbedienza civile, ad assumerci la responsabilità delle nostre azioni ed eventualmente incorrere nelle sanzioni amministrative, civili e penali previste dalla legge». Qualcosa che, se attuato da tre o quattro persone su cento, cambierebbe il mondo, come dimostra uno studio di cui abbiamo già scritto.
Lo scorso 5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente (istituita dall’ONU nel 1972), I Teachers For Future Italia hanno presentato “Educare al futuro”, linee guida per l’anno scolastico 2022/23, auspicando “un’azione congiunta tra educazione e amministrazione”, ed intendendo «lottare per rendere possibile la vita delle future generazioni, che la recente integrazione dell’articolo 9 della Costituzione italiana ci chiama tutti a tutelare: ”La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”».
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