Si rinnova in Toscana nel 2016 l’appuntamento con il Giorno della Memoria, rinnovando un impegno ideale e culturale contro l’intolleranza, il razzismo, l’odio etnico, il fondamentalismo.
Il Treno della memoria, i Meeting, la formazione degli insegnanti, il sostegno alla ricerca storica ed ai progetti educativi, le iniziative di approfondimento scientifico, sono il segno dell’importante investimento nella memoria che la Regione ha realizzato nel corso di molti anni.
Un investimento che ha creato competenze, conoscenza e sensibilità diffuse nella società toscana, come dimostrano le oltre 200 iniziative che anche quest’anno sono state promosse nella regione da parte di scuole, associazioni e istituzioni pubbliche.
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Quest’anno è la sesta edizione del Meeting, ancora al MandelaForum di Firenze, che dal 2006 la Regione promuove ogni due anni in alternanza con il Treno della memoria, in collaborazione con il Museo della Deportazione e della Resistenza di Prato, le Province, il Comune di Firenze, l’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana. Hanno aderito 120 scuole secondarie di secondo grado di tutta la regione, che porteranno 7mila 500 studenti; saranno presenti anche 100 studenti universitari.
Il programma prevede, leggiamo su Il Redattore Sociale, la partecipazione di tanti testimoni diretti che saranno coordinati sul palco da Gad Lerner: le bambine del lager, Kitty Braun e le sorelle Andra e Tatiana Bucci, la testimone della persecuzione contro gli ebrei e della dittatura argentina Vera Vigevani Iarach, l’ebreo della comunità romana Piero Terracina, il partigiano deportato adolescente Marcello Mancini, la deportata politica Vera Michelin Salomon, il militare internato Antornio Ceseri. Il tema di quest’anno (“Voi che vivete sicuri – Accoglienza e respingimenti ieri e oggi”) intende affermare il valore della cultura dell’incontro e dell’accoglienza, della dignità umana personale e collettiva, valorizzando anche l’esperienza di accoglienza che la Toscana sta realizzando.
L’incontro con le storie dei testimoni di Shoah e deportazione, di persone che al tempo del nazifascismo non riuscirono, anche per l’indifferenza dei più, a mettersi in salvo dalle persecuzioni e dalla deportazione nei lager nazisti, può rafforzare nei giovani il principio della responsabilità individuale e collettiva che in società democratiche comprende il dovere dell’accoglienza dei profughi. Come ha dimostrato la Regione organizzando dal 2014 al 2015 il ricevimento di oltre 6mila 400 rifugiati.
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