La responsabilità genitoriale cambia le regole del gioco educativo. Il minore è persona sempre! Quindi non più un oggetto o proprietà della famiglia, ma soggetto che si appartiene senza se e senza ma. Comunque sempre da proteggere e curare.
La responsabilità genitoriale è il risultato di un cambio di mentalità nei rapporti del minore. Prima del 1975 il bambino e il ragazzo erano ancora in balia del padre (patria potestà). Ovviamente rispetto al diritto romano, il rapporto, pur rimanendo gerarchico, si era in parte trasformato a favore di una maggiore attenzione al benessere e alla cura della prole.
I primi sostanziali cambiamenti si hanno con il nuovo diritto di famiglia (1975). Non poteva essere diversamente dopo le manifestazioni del ’68, finalizzate ad equiparare i due sessi e quindi il rapporto con i figli. Da qui l’espressione potestà genitoriale, che però non modificava il rapporto gerarchico anche se stemperato con i figli. Essi non sono ancora compiutamente persone per via del potere residuo che i genitori possono esercitare. Da qui discende il profilo di un minore totalmente incapace “di intendere e volere” e quindi inadeguato a contrapporsi alla sapienza dell’adulto e a prendere sagge decisioni.
Si è dovuto attendere il 2003 (regolamento europeo 2001) per una svolta sostanziale, declinata nell’attenzione unica ed esclusiva del minore. E’ stata introdotta la locuzione di responsabilità genitoriale che fa pesare la bilancia più sugli obblighi educativi verso i figli. Siamo di fronte a una rivoluzione culturale che vede affermarsi il principio che il minore è persona. Sempre. Egli appartiene alla famiglia, ma allo stesso tempo è autonomo, rispondendo solo a sé stesso, tenendo però presente il principio della gradualità. In altri termini, si è voluto superare la concezione di un potere con pochi vincoli sulla prole, privilegiando la funzione di accompagnamento e di facilitatore dello sviluppo integrale del bambino, verso il quale occorre attivare ogni protezione e cura (Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, 1989).
Questo spiega perché il minore ultraquattordicenne può esprimere il consenso, anche in opposizione alla famiglia per la pubblicazione di dati personali (foto e video) nel Web (GDPR e decreto attuativo 101/18) e chiedere la rimozione di materiale fotografico postato. Ovviamente l’elenco non si ferma qui.
Siamo di fronte al riconoscimento della grande intuizione del Profeta di K. Gibran quando scriveva:
“I vostri figli non sono figli vostri…
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono...”
di Gianfranco Scialpi
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