Ogni opinione è lecita, non le interpretazioni in malafede. Il problema non è solo, o non solamente almeno, l’”obbligo” contro la “libertà” ma il fatto che il green pass rappresenti un obbrobrio giuridico per come è stato imposto politicamente in quanto, nell’essere un provvedimento ‘indiretto’, obbliga senza assumersi la responsabilità di questo obbligo.
Proprio non si vuole capire che questi vaccini (e meno male che esistono) non sono come i vaccini che conosciamo ormai consolidati; e benché la definizione di “vaccino sperimentale” sia forse inappropriata, l’iter di questa sperimentazione diciamo sub judice dei vaccini non ha seguito la sperimentazione standard (ovvero il Reg.726/2004) ma, appunto, un’autorizzazione condizionata o di emergenza come è stata in America, soggetta a scadenza entro un anno dal rilascio perché le fasi sono state effettuate in parallelo (dunque contemporaneamente) e non in sequenza, fase dopo fase come di solito avviene per Reg.726.
E questo è un fatto, lo dice l’Ema stessa non pericolosi criminali no vax. Preferisco però la chiarezza alla confusione. Per questo, dunque, la sussunzione di responsabilità non può essere a senso unico, deve seguire il principio di reciprocità. Quello che mi disturba in questo green pass supinamente accettato senza discutere è che rappresenta, nel suo bizantinismo, non solo una ‘non scelta’ ma un provvedimento indotto in cui chi legifera non si assume alcuna responsabilità di fronte ai propri cittadini su provvedimenti che riguardano la loro salute.
Ai dubbi di costituzionalità come alcuni studiosi (ad esempio Alessandro Mangia, Università Cattolica, Paolo Sceusa Presidente emerito di Cassazione) e magistrati afferenti a Magistratura Democratica sostengono, si associano pesanti responsabilità di natura etica perché alterano il rapporto tra il cittadino e lo Stato in una sproporzione così evidente che inficia lo stesso patto. Sollevo il primo dubbio: questa responsabilità deve essere solo del cittadino oppure lo Stato ne deve essere co-partecipe?
È quello che i vecchi giusnaturalisti come Pufendorf definivano il Pactum unionis necessario per uscire dallo stato di natura e per evitare che la società diventi, hobbesianamente, un bellum omnium contra omnes. Come, ahimè, certi commenti e taluni articoli sembrano mostrare, dove chi cerca di ragionare o sollevi dubbi viene immediatamente etichettato come no vax. Mi sembra che il green pass manchi proprio in questo primario aspetto inficiando così il resto: se tu Stato sei sicuro del provvedimento che ti assumi, cioè sei sicuro dei vaccini al 100%, allora legifera in modo non ambiguo come la Convenzione europea ti richiama a fare (art.8).
Perché questo provvedimento ‘a imbuto’, come è stato definito, in cui si carica di divieti la vita dei cittadini fino a ridurne le possibilità di movimento svuota proprio la possibilità di scelta individuale: continuando a limitare poco per volta le diverse libertà individuali si obbliga inducendo al rispetto del provvedimento, che per questo diventa obbligo, facendo diventare il green pass il camuffamento di un obbligo implicito, mentre è risaputo che è dal 2002 che per la Corte Costituzionale il legislatore in materia sanitaria è vincolato dalle risultanze degli accertamenti tecnici (sentenza Onida e sentenza Cartabia del 2018).
Lo Stato non può introdursi nei corpi dei propri cittadini né esserne loro una sua proprietà. In modo particolare quando ancora non possiedi dati incontrovertibili. Punto! Tutto questo diventa una minaccia che fa emergere un vulnus, non so bene quanto ricucibile, tra cittadino e istituzione che indebolisce soprattutto quel principio ‘liberista’, per quanti ci credono, che lo Stato non debba interferire sull’individuo. Una finzione giuridica che impoverisce proprio il concetto di libertà che o è oppure non è dentro regole chiare in cui sono impegnati reciprocamente Stato e cittadino, il quale non è “un imprenditore di sé stesso” ma il mattone su cui regge la società.
Secondo dubbio: la costituzionalità del provvedimento rispetto le stesse leggi in essere, sto parlando del Considerando n.36 parte italiana della Gazzetta ufficiale Europea del 21 giugno 2021 in cui viene omessa la frase “o non hanno scelto di vaccinarsi“, norma prevista dalla Comunità affinché gli Stati membri non introducessero discriminazioni anche indirette verso coloro che non abbiano il green pass, successivamente corretta con rettifica in Gazzetta ufficiale il 5 luglio. Il fatto che nessuno abbia sollevato la questione in Italia né il Governo né il mainstream mediatico continuando l’aberrazione giuridica, a parte i giuristi e gli esperti ovviamente, dice molto.
La Convenzione Edu esprime chiaramente il principio che ogni obbligo, considerato lecito per la salvaguardia della collettività e del bene pubblico, necessita di una specifica legge nell’ordinamento interno in cui deve essere chiara la natura del risarcimento. Siamo sicuri che non sia proprio questo aspetto risarcitorio del danno a preoccupare lo Stato e, dunque, a diventare incoerente con le proprie scelte? Il green pass offende la ragione e il diritto e si fa beffe della stessa morale. Questo è il punto.
Ferdinando Sabatino
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