La questione della revisione del testo unico sul pubblico impiego appare sempre più confusa.
I sindacati del comparto, che in un primo momento avevano annunciato che la riforma avrebbe spazzato via tutte le regole del decreto Brunetta, adesso sono molto più cauti.
Anzi, per la verità, i tre sindacati confederali stanno già organizzando a Roma una manifestazione pubblica per il prossimo 18 maggio proprio davanti a Palazzo Vidoni, di fronte alla sede del Ministero della Funzione Pubblica.
Cgil, Cisl e Uil chiedono senza mezzi termini che il contratto torni ad essere la “fonte principale” nelle norme sul rapporto di lavoro pubblico, anche se per la verità bisognerebbe ricordare che già lo stesso decreto legislativo 29 del 1993 prevedeva che alcune materie fossero sottratte alla contrattazione e rimanessere riserva di legge.
Il fatto è che le Commissioni di Camera e Senato hanno concluso già da alcuni giorni i propri lavori e adesso la parola spetta al Governo che, entro la fine del mese, dovrà adottare il testo definitivo del decreto legislativo che servirà a modificare il Testo unico sul Pubblico Impiego del 2001 e rivisto nel 2009 all’epoca del ministro Renato Brunetta.
Al Governo, i sindacati rimproverano di non aver mantenuto fede agli impegni assunti il 30 novembre con l’accordo politico di massima raggiunto con la minsitra Marianna Madia.
C’è molta attesa per la risposta dell’esecutivo anche perchè alle decisioni del Governo è legato anche l’avvio della tornata contrattuale.
I sindacati, infatti, confidano nelle modifiche del testo unico per poter fare piazza pulita di molte norme sgradite introdotte nel pubblico impiego dal 2009 in avanti.
In particolare nella scuola sono in discussione le disposizioni sulla valutazione dei docenti e sulla assegnazione del personale docente alle scuole (compresa la cosiddetta chiamata diretta).
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