L’idea legislativa di istituire le reti di scuole, capaci di utilizzare le stesse risorse umane ed economiche, non vede un orizzonte reale, a causa di alcune barriere culturali tipiche della nostra dirigenza scolastica.
Il comma 70 dell’art.1 della legge 107/2015 dispone che gli uffici scolastici regionali promuovano, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, la costituzione di reti tra istituzioni scolastiche del medesimo ambito territoriale. Le reti, costituite entro il 30 giugno 2016, sono finalizzate alla valorizzazione delle risorse professionali, alla gestione comune di funzioni e di attività amministrative, nonché alla realizzazione di progetti o di iniziative didattiche, educative, sportive o culturali di interesse territoriale, da definire sulla base di accordi tra autonomie scolastiche di un medesimo ambito territoriale, definiti «accordi di rete».
Il comma 71 della suddetta legge specificava, punto per punto, il contenuto degli accordi di rete. Tali accordi avrebbero dovuto contenere i criteri e le modalità per l’utilizzo dei docenti nella rete; i piani di formazione del personale scolastico; le risorse da destinare alla rete per il perseguimento delle proprie finalità; le forme e le modalità per la trasparenza e la pubblicità delle decisioni e dei rendiconti delle attività svolte.
L’autonomia scolastica, soprattutto negli ultimi anni, ha di fatto consentito alle scuole, nella fase di orientamento in entrata, di pubblicizzare liberamente e nei modi più vari, la propria proposta dell’offerta formativa. La fase dell’orientamento e in particolare quella successiva delle iscrizioni degli studenti in una scuola piuttosto che in un’altra, ha creato una innaturale concorrenza tra istituzioni scolastiche dello stesso territorio e addirittura tra istituzioni scolastiche di territori limitrofi.
Le scuole di uno stesso territorio faticano a fare rete, in quanto prevale il dualismo, lo spirito concorrenziale “del sono più bravo io e dell’essere unici”, la competizione senza esclusioni di colpi bassi e, dispiace dirlo, prevale anche l’egocentrismo di alcuni dirigenti scolastici che alzano delle vere e proprie barriere culturali di conflitto contro quelle istituzioni scolastiche che hanno più successo di iscrizioni e maggiore riconoscimento sociale.
Le critiche e le ripicche tra Istituzioni scolastiche purtroppo sono all’ordine del giorno in tutti i territori del nostro Paese. Quello che è accaduto in un Liceo scientifico a indirizzo sportivo della Calabria, alla presenza di un centinaio di docenti, rende proprio l’idea del fatto che tali barriere culturali impediscono qualsiasi accordo di rete o collaborazione, ma soprattutto offendono la sensibilità di un’altra comunità educante che insiste nello stesso territorio.
In tale Collegio al termine della trattazione dei punti all’ordine del giorno, è stato fatto intervenire un docente andato in pensione a partire dal 1°settembre 2018, che ha raccontato un aneddoto volto a denigrare l’altro Liceo scientifico della città, sostenendo che ex docenti di tale comunità scolastica l’hanno definita un vero e proprio “Inferno”, mentre lui aveva avuto la fortuna di vivere in una comunità scolastica meravigliosa. Tra l’imbarazzo di alcuni docenti e i risolini di altri, la Dirigente Scolastica non si è dissociata da quanto detto ed ha dato avvio alla festa per il pensionamento del docente.
Il vero aneddoto non è quello lasciato raccontare dalla DS al Collegio, in termini di pettegolezzo, al docente appena pensionato, ma piuttosto è quello che su tali presupposti non si potranno fare nascere gli accordi di rete e la collaborazione tra scuole per migliorare l’offerta formativa globale da offrire agli studenti di un territorio. In buona sostanza le reti di scuole sono destinate ad abortire a causa delle barriere culturali di un perenne conflitto tra istituzioni scolastiche.
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