Un piano che presenta numerosi punti di forza e interesse, seppur in un quadro nel quale non mancano problemi e criticità, da superare attraverso suggerimenti ispirati alle migliori esperienze internazionali. E’ questo, in estrema sintesi, il giudizio formulato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) sul Piano Nazionale Scuola Digitale, avviato dall’Italia nell’ambito delle azioni previste dall’Agenda Digitale Italiana. La valutazione, presentata oggi al Miur, è contenuta nel rapporto Review of the Italian Strategy for Digital Schools, che il ministro Francesco Profumo ha chiesto all’Ocse per una verifica esterna degli obiettivi del Piano per l’innovazione digitale nell’istruzione scolastica e degli interventi a esso collegati.
L’analisi compiuta dall’Ocse, realizzata attraverso incontri con diversi rappresentanti del mondo della scuola e visite in alcuni istituti impegnati nei progetti di innovazione, ha preso in considerazione sia le principali azioni avviate dal Piano (LIM, cl@ssi 2.0, Scuol@ 2.0), sia gli interventi ad esso correlati, quali la nuova legge sui libri digitali e la digitalizzazione dell’amministrazione scolastica. Ne emerge un quadro ricco di punti di forza e di stimoli a proseguire e potenziare le iniziative già intraprese, accelerando la diffusione degli strumenti di ICT, il potenziamento delle risorse didattiche digitali per l’insegnamento e l’apprendimento, le occasioni di sviluppo professionale, nonché le attività di ricerca scientifica e pedagogica sui modelli innovativi di scuola digitale.
Tra i punti di forza del Piano, l’Ocse evidenzia la volontà dell’Amministrazione di incrementare l’uso delle tecnologie e di internet nelle scuole italiane, un obiettivo in sintonia con un percorso intrapreso anche da molti altri Paesi. In questo senso, l’attuazione concreta del piano appare, secondo l’Ocse, in sintonia con l’obiettivo di incrementare l’uso delle tecnologie nelle scuole italiane. Il dispositivo tecnologico sul quale è incentrato il piano infatti è la lavagna interattiva multimediale (LIM), una tecnologia che gli insegnanti possono iniziare a utilizzare senza sopportare costi iniziali elevati e le cui possibilità di impiego si adattano a tutti i metodi di apprendimento e didattici, dai più tradizionali ai più innovativi. Anche per questo motivo la LIM si è rivelata negli anni uno strumento molto apprezzato dai docenti, una sorta di “cavallo di Troia” che incoraggia la maggior parte dei docenti a incrementare l’uso delle tecnologie (internet e PC) nella loro attività professionale.
La strategia adottata dal Piano, inoltre, alimenta la domanda di innovazione, anziché creare resistenze da parte degli insegnanti, grazie soprattutto all’approccio dal basso. Nel piano LIM, infatti, alle scuole è richiesto di presentare volontariamente domanda e, in seguito, di acquistare direttamente le dotazioni tecnologiche. Gli insegnanti, inoltre, devono rendersi fin da subito disponibili a svolgere un’attività di formazione per l’utilizzo della lavagna interattiva. Anche per questo motivo, il rischio che le nuove tecnologie finiscano per non essere utilizzate, una volta entrate in classe, è ridotto al minimo.
Altro punto di forza è il sistema per le procedure di acquisto delle LIM, dei PC e dei computer portatili di cui il Piano si è avvalso. Al fine di contenere i costi, ma senza perdere di vista le esigenze locali, le scuole hanno effettuato gli ordini direttamente sul mercato elettronico, organizzandosi in gruppi di acquisto temporanei. Un’operazione facilitata da Consip, centrale per gli acquisti della pubblica amministrazione. Questo approccio ha agevolato il coinvolgimento di altre scuole che si sono associate con istituti vicini per creare reti locali di utenti o effettuare altri ordini di gruppo, ad esempio per i contratti di manutenzione.
Il piano rientra in un approccio graduale il cui obiettivo è creare le condizioni per favorire un cambiamento di più vasta portata, prima ancora di introdurre altre innovazioni. Tutte le iniziative impostate infatti sono elaborate sulle competenze digitali già in possesso dei docenti. Allo stesso tempo, la strategia si incentra sulla creazione di reti formali e informali, tra docenti e scuole, e sulla base volontaria delle scelte. Elementi che possono generare coinvolgimento e beneficiare dell’entusiasmo dei docenti, in particolare dei più intraprendenti.
Per quanto riguarda il primo punto, l’Ocse pone però l’attenzione sulla lentezza con la quale le tecnologie digitali sono finora state diffuse nelle scuole italiane. Un ritmo contenuto, non dovuto tanto alla mancanza di richieste da parte del mondo della scuola quanto al budget limitato destinato al Piano. Con l’attuale tasso di diffusione – si fa notare – sarebbero necessari altri 15 anni per raggiungere i livelli di diffusione delle tecnologie digitali registrati ad esempio Gran Bretagna, dove l’80% delle classi può contare su strumenti didattici informatici e digitali. Altro punto critico, la scarsità di risorse didattiche digitali a disposizione dei docenti che deve essere superata stimolando la produzione di contenuti digitali ad uso didattico, curandone la qualità e favorendone la diffusione open source.
Fatte queste osservazioni l’Ocse rivolge al sistema italiano alcune raccomandazioni, sia per generalizzare l’utilizzo delle tecnologie digitali nelle scuole che per promuovere cambiamenti di sistema:
per quanto riguarda il primo punto è necessario accelerare l’integrazione e la diffusione delle ICT nelle classi e nelle scuole aumentando i finanziamenti per il piano LIM e ridefinendo alcuni suoi aspetti. Per farlo viene suggerito il ricorso a finanziamenti integrativi, da parte di Regioni, Fondazioni e scuole e l’apertura ad altre tecnologie meno costose e scelte dalle scuole (ad es. kit composto da computer di classe, visualizzatore e proiettore). Tra gli altri suggerimento, lo sviluppo di una piattaforma virtuale di scambio delle risorse digitali per insegnanti, la possibilità per le scuole di organizzare la formazione dei docenti in modo flessibile, l’istituzione di premi per gli insegnanti e fiere dedicate all’innovazione, la definizione di obiettivi, tappe per il completamento del programma e criteri di valutazione dei risultati.
Sul fronte dei cambiamenti di sistema invece si raccomanda di concentrare le risorse su Scuol@ 2.0 e interrompere l’iniziativa Cl@sse 2.0. L’impatto di quest’ultimo progetto infatti potrebbe essere molto più limitato di un’azione condotta a livello dell’intera scuola. Il progetto Scuoa@ 2.0 potrebbe consentire alle scuole pilota di ricercare, sviluppare e sperimentare soluzione per gli altri istituti. Secondo l’Ocse è inoltre necessario garantire una ricca documentazione proprio sulle pratiche didattiche realizzate nelle scuole pilota e finanziare progetti di ricerca, borse di dottorato e post-dottorato al fine di generare ulteriori e più approfondite conoscenze scientifiche.
Secondo i dati dell’Osservatorio Tecnologico del Miur, aggiornati al 31 agosto 2012 ed elaborati su una rilevazione che ha riguardato l’85% delle scuole di ogni ordine e grado, i computer presenti nelle scuole sono: 169.130 nella primaria (1 PC ogni 15 studenti); 150.385 nella secondaria di I grado (1 PC per ogni 11 studenti); 334.079 nella secondaria di II grado (1 PC per ogni 8 studenti). I dispositiviportatili (PC/tablet) in uso individuale agli studenti sono 13.650. Le LIM attualmente installate sono 69.813, per una copertura del 21,6% delle aule scolastiche.
Le aule connesse in rete sono circa il 54%, mentre l’82% circa delle scuole possiede una connessione internet. Inoltre, sono attive 416 Cl@ssi 2.0 e 14 Scuole 2.0.
Per sviluppare il piano, una volta ultimata la rilevazione, il Ministero ha stipulato il 18 settembre 2012 una serie di accordi operativi con le Regioni, sulla base dei quali sono stati pubblicati avvisi pubblici che avranno termine il prossimo 11 marzo. Grazie a questa iniziativa, a partire dal prossimo anno scolastico, saranno installate nelle scuole altre 4.200 lavagne interattive multimediali (LIM), attivate altre 2.600 Cl@ssi 2.0, 16 Scuole 2.0 e istituiti Centri Scolastici Digitali in 6 regioni.
Complessivamente, dunque, lo sviluppo del Piano Nazionale Scuola Digitale consentirà di avere nelle scuole 74.013 LIM, passando dal 21,6% al 23% delle aule coperte da questo nuovo strumento didattico. Allo stesso modo il totale delle Cl@ssi 2.0 salirà a 3mila e quello delle Scuole 2.0 a 30.
Durante la giornata è stato illustrato il bando “MePi: soluzioni per la scuola”. Il bando, frutto della collaborazione tra Miur e Consip, consentirà l’abilitazione di fornitori che presenteranno “Soluzioni integrate per la Scuola Digitale”, garantendo agli istituti un’efficiente procedura di acquisto, specifica e funzionale alle azioni previste nel Piano nazionale Scuola Digitale.