Gli organi collegiali scolastici sono veramente datati, essendo stati approvati con i decreti delegati del lontano 1974 e ridefiniti con il Testo Unico del 1994. Il Governo gialloverde ha detto di volere attualizzarli, adeguandoli ad una formazione che è fortemente cambiata. Ed era sembra essere giunto il momento.
La sera del 2 marzo, infatti, le agenzie di stampa hanno riferito che nella delega al governo che sarà esaminata prossimamente c’è anche la revisione della disciplina degli organi collegiali territoriali della scuola, fermo restando il principio dell’autonomia scolastica.
Nel testo si parla di “definirne competenze e responsabilità, eliminando duplicazioni e sovrapposizione di funzioni, e ridefinendone la relazione rispetto al ruolo, competenze e responsabilità dei dirigenti scolastici, come attualmente disciplinati”.
Per sapere più di preciso di cosa si tratta, basta andare indietro di qualche settimana, ad un intervento critico della Flc-Cgil, nel quale sono stati riassunti gli ambiti ai quali si estenderebbe la delega:
Secondo il sindacato di Francesco Sinopoli la procedura delle legge delega non garantirebbe quel dibattito culturale e politico che sarebbe invece utile e necessario su una materia così articolato.
La legge di delega, infatti, consentirebbe al Governo di emanare i decreti delegati conseguenti limitandosi ad acquisire i pareri delle commissioni parlamentari, esattamente come è avvenuto con i decreti previsti dal comma 181 della legge 107/2015.
La Flc-Cgil ritiene che “il Governo e il Parlamento debbano avviare un grande confronto con le scuole, le Organizzazioni sindacali, le Associazioni professionali e tutti i soggetti interessati affinché si giunga quanto prima al riordino complessivo degli Organi Collegiali scolastici che risalgono al 1974 e sono ormai inadeguati alle esigenze della scuola dell’Autonomia. Stesso principio vale per la razionalizzazione degli ordinamenti didattici e scolastici e per qualsiasi intervento si metta in programma per la scuola del nostro Paese”.
Ma è soprattutto sul fronte degli organi collegiali, come già scritto dalla Tecnica della Scuola, che dovrebbero arrivare le novità più importanti e dirette su personale e studenti.
Sembra che si voglia ridimensionare la presenza dei genitori all’interno del Consiglio d’Istituto, nel quale potrebbe trovare spazio un esperto del mondo del lavoro.
Un’altra novità potrebbe arrivare sul fronte dei vicari e dei collaboratori dei dirigenti scolastici: l’idea è che non potranno più essere scelti in modo unilaterale del preside, ma la nomina dovrà essere condivisa con il collegio dei docenti.
Ma la vera new entry potrebbe riguardare il personale docente: andando a toccare l’autonomia scolastica, ha denunciato qualche settimana fa Pino Turi, leader della Uil Scuola, c’è il pericolo che venga meno il profilo di assoluta atipicità professionale degli insegnanti, che non ha nulla a che vedere con la figura impiegatizia.
Per vedere approvata questa riforma “ci vorranno anni – ci ha detto il leader della Uil Scuola – ma bisogna tenere gli occhi aperti e le ‘antenne’ dritte: per questo, mi rivolgo a tutti coloro che tengono all’autonomia della scuola e di chi vi opera, quindi ai docenti, chi a chi ci lavora, alle famiglie, agli studenti”.
“E sempre per questi motivi – ha continuato Turi – ho parlato di convocazione permanente dei collegi dei docenti: l’obiettivo è monitorare, seguire e verificare eventuali modifiche legislative del decreto legislativo 297 del 1994”.
Il progetto del Governo si intreccerebbe, infine, con quello della regionalizzazione della scuola, come di altre istituzioni pubbliche, promossa dalla Lega, ma sul quale il M5S ha alzato più di un paletto.
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