Al netto dell’infelice espressione “riaddestrare gli insegnanti” che è auspicabile venga al più presto corretta, bisognerebbe ricordare al Ministro Bianchi che i 650.000 docenti che ritiene sia necessario preparare per fornire un insegnamento adeguato al futuro digitale, allo scoppio della pandemia si sono impegnati, auto formati (senza bisogno che nessuno li obbligasse con un Decreto Legge) e lanciati nel futuro digitale arginando i danni derivanti dallo stop delle lezioni frontali in epoca COVID.
L’impressione è che il Ministero abbia una visione distorta del mondo dei docenti. Docenti, professionisti (per l’impegno e la preparazione non certo per la retribuzione e la libertà di agire a causa del sempre maggiore peso burocratico), che, ben prima di quanto abbia fatto il Ministero, si sono preparati all’uso didattico dello strumento informatico.
Forse i soldi che il Ministro intenderebbe usare per “riaddestrare” i docenti sarebbero più utili per assumere i meritevoli precari che da anni permettono di riaprire le scuole a settembre, per adeguare i salari del personale scolastico, per modernizzare le strutture scolastiche affinché non si parli più di sovraffollamento, per rendere le aule vivibili anche nei mesi giugno e luglio, a fronte dell’inevitabile aumento delle temperature stagionali.
In tutto ciò fa piacere che il Ministro nelle sue dichiarazioni parli della necessità di “toccare 10 milioni di studenti”. Una cifra in netta controtendenza col calo demografico evocato per giustificare il taglio di docenti presente all’interno del Decreto su reclutamento e formazione.
Luca Fantò
Referente nazionale PSI scuola, scuola e università
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