Nonostante i limiti imposti dalle norme “anti-assembramento” le manifestazioni promosse dal Comitato “Priorità alla Scuola” hanno riscosso un buon successo.
In quasi venti città italiane molti genitori (e anche un certo numero di insegnanti) sono scesi in piazza per chiedere che a settembre l’attività didattica riprenda normalmente e senza surrogati (lezioni a distanza o video conferenze).
Una protesta di cui la politica dovrà tenere conto anche se è del tutto evidente che riprendere alle stesse condizioni di qualche mese fa è del tutto impensabile: raddoppiare organici, locali e attrezzature e modificare le modalità di pulizia degli spazi scolastici nell’arco di poco tempo sarà difficile per non dire impossibile.
Senza considerare che anche fra il personale della scuola non mancano perplessità o addirittura posizioni contrarie alla riapertura delle attività didattiche.
A sostegno della protesta delle famiglie arriva intanto Alessandra Cenerini, presidente della Associazione docenti italiani che dichiara: “La nostra associazione sostiene i genitori che richiedono una riapertura quotidiana della scuola a settembre per almeno due ragioni: 1) la scuola è fatta di relazioni, di socialità, di emozioni, di convivenza con i pari e con gli adulti al di fuori dell’ambiente domestico, 2) non si possono perpetuare i danni già enormi provocati ai tanti alunni e studenti che non hanno potuto seguire le lezioni a distanza o che nella primaria non hanno avuto il sostegno dei genitori”.
“Peraltro – aggiunge Cenerini – abbiamo da tempo indicato, anche al comitato di esperti, le modalità per ricominciare con una frequenza quotidiana, pur con orario ridotto”
“La scuola – sostiene Raffaele Iosa, già dirigente tecnico, impegnato in questi mesi in una serie di iniziative che mettano al centro i diritti dei bambini – è stata la prima a chiudere e i bambini i primi ad essere confinati. Adesso appena appena nei giardini ma sorvegliati. Solo un po’ di centri estivi, ma anche questi così così. Basta dire questo per comprendere e condividere le ragioni dei genitori che oggi in modo ‘sicuro’ hanno manifestato in tutta Italia”.
Prosegue Iosa: “Dovevamo avere il coraggio degli altri paesi europei, che hanno riaperto nelle zone a basso R0 e Rt. Il buio attuale su cosa sarà settembre a scuola, e il rischio di una riapertura con metodi simili allo zoo spiegano una più che giustificata critica”.
“Sento aria di catastrofismo e poca capacità di accomodamento ragionevole tra epidemiologia e pedagogia – conclude Iosa – alla pandemia virale non può succedere una pandemia pedagogica e psicologica. Si deve lavorare con intelligente realismo perché il ritorno a scuola sia certo, vero e sereno. Un bravo quindi ai genitori. Siamo in debito coi bambini. Bisogna fare presto e bene”.
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