All’inizio ufficiale del prossimo anno scolastico mancano poco più di 60 giorni, rispetto a due settimane fa la situazione è un po’ più chiara ma le ombre sono ancora davvero tante e, soprattutto, non si comprende affatto come, in soli due mesi, si potranno realizzare le idee e le proposte che stanno arrivando dal Ministero dell’Istruzione e da altri esponenti del Governo.
Proviamo a fare un rapido elenco delle questioni principali.
Partiamo dall’ultimo annuncio della ministra Lucia Azzolina: è in arrivo uno stanziamento per assumere 50mila docenti a tempo determinato in modo da consentire la formazione di classi meno numerose.
Ottima intenzione, ma c’è un problema di tempi: se lo stanziamento verrà inserito, come probabile, nel Decreto Rilancio, sarà disponibile solo dopo l’approvazione del provvedimento e quindi non prima del 20 luglio. A quel punto ci saranno 40 giorni di tempo per procedere alle assunzioni, senza considerare che in gran parte delle province del nord le graduatorie sono quasi vuote con la conseguenza che bisognerà affidarsi alla cosiddetta “messa a disposizione”.
Da un mese il leit-motiv ricorrente è: “Facciamo scuola nei musei, nelle biblioteche e negli oratori”.
Per spiegare i motivi della impraticabilità dell’idea non vale neppure la pena spendere troppo tempo, basta osservare che, per andare a far lezione in una biblioteca, gli alunni devono poterci andare; ma la domanda è: vale la pena fare lezione in locali non scolastici se per andarci gli alunni devono salire su autobus e mezzi pubblici? Per non parlare poi dei problemi di pulizia e altro.
Il ministro della Salute Roberto Speranza sta parlando di medici da assegnare alle scuole per consentire controlli sulle condizioni di salute degli studenti e del personale.
Anche questa è un’ottima idea che però si scontra con almeno due problemi da affrontare; il primo è quello delle “risorse umane”: i medici non si trovano a ogni angolo di strada, anzi già adesso c’è carenza nei normali servizi ospedalieri e risulta difficile capire dove se ne possano trovare almeno 7-8 mila (uno per ogni istituzione scolastica) per monitorare le scuole.
Ma c’è anche un altro aspetto: nessun alunno potrà essere visitato da un medico senza l’esplicita autorizzazione dei genitori, quindi bisognerà pensare anche a come risolvere il problema.
La ministra Azzolina, per parte sua, raccogliendo anche le sollecitazioni provenienti da sindacati e movimenti, parla di ripristinare i 3mila edifici scolastici dismessi negli ultimi anni a causa del calo demografico.
Idea eccellente, se non fosse che il verbo “ripristinare” non equivale esattamente a “infilare le chiavi nel portone e riaprire l’edificio”.
Per ripristinare bisogna riaprire, rimettere in funzione impianto di riscaldamento e servizi igienici, verificare le condizioni generali di sicurezza (ci sono edifici che sono stati chiudi anche per sarebbe stato troppo oneroso metterli a norma), allestire la connessione Internet e arredare i locali.
E, a proposito di arredamento, un’altra delle eccellenti della ministra Azzolina e del suo staff è quella di fornire alle scuole banchi monoposto. Ora, calcolando che a settembre servano anche solo un milione di nuovi banchi (gli studenti italiani sono circa 8 milioni), la domanda che sorge spontanea è: dove la troveremo una simile quantità di pezzi? Dovremo forse importarli da qualche produttore straniero?
Per concludere: si parla di uscite e ingressi scaglionati per evitare assembramenti. Va benissimo, ma qualcuno ha già fatto qualche simulazione per capire quanto tempo ci vorrà per far entrare 500 alunni in una scuola e per poi per farli uscire?
Vedremo quali risposte a questi problemi arriveranno dagli esperti del Ministero nelle prossime settimane.
A meno che a Viale Trastevere e a Palazzo Chigi non pensino che questi siano problemi troppo semplici e che non valga neppure perderci troppo tempo.
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