Famiglie italiane ancora nell’incertezza sui tempi e le modalità di riapertura dei nidi, per bambini e bambine nella fascia 0 – 3, per la quale fino ad oggi non sono ancora state rese note le Linee Guida ministeriali.
Da una settimana è stata sottoposta alla valutazione del Comitato Tecnico Scientifico una bozza, che si occuperà nello specifico di tutte le questioni relative alla ripartenza dei nidi.
Le Linee Guida dello scorso 26 giugno, contenute nel Decreto n. 39, non si occupano direttamente e in dettaglio dei piccoli in età da nido. Nonostante infatti quanto previsto dal Decreto legislativo 65 del 2017 sul “Sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni”, ad oggi la frequenza di un nido per bambini e bambine 0-3 anni non è affatto garantita, lasciandoli spesso fuori da ogni istituzione educativa; al momento poi la pandemia, come va emergendo sempre più dalle dichiarazioni a livello locale e nazionale, da parte di famiglie e associazioni, oltre che esperti e politici, ha ulteriormente compromesso la situazione.
Attualmente in Italia i piccoli che hanno l’opportunità di essere inseriti in un nido sono una ridotta percentuale, il 24% della fascia 0 – 3, lontana dalla soglia del 33% prevista già ad inizio 2000 per tutti i paesi europei, da raggiungere entro il 2010. L’offerta per le famiglie è affidata in parte al pubblico e ad associazioni convenzionate, e molto spesso a nidi privati, a cui non è sempre possibile iscrivere i bambini e le bambine, a causa dei costi a volte molto alti delle rette.
Se la Legge 107/2015 e il già citato Decreto Legislativo n.65 riconducono i nidi e i servizi per la prima infanzia alla sfera educativa, piuttosto che al comparto assistenziale e tali servizi viene riconosciuto il ruolo di strumento fondamentale nel percorso di crescita, il recente report Istat – Ca’ Foscari (fonte https://www.istat.it/it/archivio/244116, giugno 2020) mette in evidenza che persistono evidenti criticità, tra cui soprattutto una carenza strutturale nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia rispetto al potenziale bacino di utenza (bambini di età inferiore a 3 anni), e una distribuzione profondamente disomogenea sul territorio nazionale. La coesistenza di situazioni di eccellenza in alcune zone, con situazioni di grave carenza in altre, se da un lato può offrire interessanti modelli organizzativi da esportare, dall’altro pregiudica fortemente la garanzia di pari opportunità educative laddove la disponibilità e l’accessibilità ai servizi è fortemente limitata.
Restano infatti alte le differenze territoriali tra Sud e Nord: la Valle d’Aosta ha il tasso di copertura più alto in Italia (47,1%), in molte regioni Centro-Nord i valori medi regionali sono ancora inferiori al target europeo, ma si avvicinano e talvolta superano il 30% di copertura della popolazione, al Sud tutte le regioni sono al di sotto della media nazionale del 24,7%, (ad eccezione della Sardegna), le situazioni più svantaggiate si riscontrano in Calabria, in Campania e in Sicilia.
In questo quadro di partenza già in salita, l’emergenza COVID19 ha messo in ginocchio i nuclei familiari con bambini e bambine 0– 3 anni, a Roma come a Milano, a Ferrara, a Bologna, sui social facendo aumentare il timore che alcuni nidi non riaprano e che le Regioni, a cui è affidata la gestione pubblica delle strutture educative, in assenza di linee guida, deleghino a loro volta al Governo e questo faccia allungare i tempi. Ad alto rischio sono soprattutto le strutture private, che potrebbero lasciare a casa lavoratrici e bambini.
È di ieri la notizia dell’incontro a Milano, dove il numero di piccoli che aspettano di iniziare il nuovo anno al nido è di circa tremila, fra il Sindaco Sala, l’assessore all’Educazione Laura Galimberti e l’assessore al Lavoro Cristina Tajani con i sindacati confederali, durante il quale si è discussa la richiesta di accettare o meno le domande di tutte le famiglie che hanno presentato quella di iscrizione al nido.
A Roma il Dipartimento Scuola Roma Capitale ha mandato la seguente mail ai genitori dei bambini ammessi ai nidi comunali: “Si informa che, a causa dell’incertezza dovuta all’emergenza COVID-19, i tempi e le modalità di inizio della frequenza saranno definiti alla luce dei provvedimenti che saranno assunti dagli organi competenti e tempestivamente comunicati alle famiglie”. Anche per questo “la fase dell’accettazione non prevede il pagamento anticipato della quota di settembre 2020, che verrà calcolata solo dopo che saranno definite le modalità di erogazione del servizio per i primi mesi del nuovo anno educativo”.
A Ferrara l’Assessore all’Istruzione del Comune Dorota Kusiak lo scorso 20 luglio ha organizzato con i rappresentanti di Legacoop e Confcooperative e le parti sindacali, un incontro operativo per impostare un progetto di ripartenza per asili nido e scuole di infanzia a settembre. e al termine ha dichiarato “Nonostante le mancanze da parte della Regione qui a Ferrara siamo già al lavoro per garantire alle famiglie i servizi per l’infanzia per il mese di settembre. Anche in assenza di linee guida chiare e senza indicazioni precise, riteniamo, necessario un intervento da parte della Regione per sostenere le amministrazioni come la nostra che sono già al lavoro su uno dei temi principali per la città”.
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