Secondo i sindacati della scuola, servono 250 mila supplenti per la ripartenza o sarà il caos, anche se il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha assicurato: “Firmato il decreto finalizzato all’assunzione a tempo indereminato di 80mila docenti. L’istruzione e la ripartenza della scuola sono priorità del Governo”.
Tuttavia, denuncia all’AGI la segretaria nazionale Lena Gissi: se le risorse non arriveranno in tempo si rischia “seriamente” di dover ridurre l’orario scolastico o di riaprire a giorni alterni, almeno in Lombardia. Parlando soltanto di “organico Covid il budget assegnato alle regioni è di almeno il 15 o 20% in meno delle richieste”, mentre nella regione “servivano 220 milioni”, ma ne arriveranno a malapena 205. “Si è lasciato alle singole scuole di gestire gli organici e si procederà con assegnazioni d’ufficio, ma crediamo che dopo i primi 15 giorni si andrà in difficoltà”.
A Milano, in modo particolare, viene specificato, “per la scuola primaria il 96% delle famiglie ha chiesto il tempo pieno”, che nel “91% dei casi è stato autorizzato”, ma “l’organico è insufficiente e c’è il serio pericolo che non sarà possibile garantire il servizio”. Non va meglio per la scuola dell’infanzia “dove se non arriva un congruo numero di persone si sarà costretti a procedere con l’orario ridotto”.
Ma non finisce qui in Lombardia, secondo l’Agi, che ha visto i dati, i numeri sono rilevanti: le scuole dell’infanzia hanno bisogno di 4250 docenti, 400 per la scuola primaria, 200 per la secondaria primo grado, 750 diplomati di secondo grado e 5800 collaboratori scolastici”, ma “allo stato attuale la copertura è al massimo del 60%”.
Stesso discorso in Piemonte dove – spiega ancora Gissi -, su 2.800 posti vacanti solo 2 sono le assegnazioni: le altre cattedre rischiano di rimanere senza prof. Attendiamo una risposta dalle ‘call veloci’ ma sappiamo che non sarà risolutiva”.
Ciò per cui si soffre maggiormente è la carenza di personale Ata, che “dovrà garantire la sorveglianza in ingresso e in uscita e l’igienizzazione dei locali”.
Un conto semplice, viene pure specificato, potrebbe dare un risultato preoccupante: “Alcuni istituti hanno chiesto fino a 12 persone. In Lombardia ci sono 5800 ‘bidelli’ disponibili su 1181 scuole: la media fa appena 4. Sono chiare le difficoltà a tenere aperto con queste premesse”.
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