In vista del 26 aprile, le scuole si preparano riportare in classe tutti gli alunni al 100% in zona gialla e arancione, mentre riguardo alla zona rossa non c’è ancora molta chiarezza, sebbene da più fonti si vociferi che l’intenzione del Governo sia quella di mantenere in presenza la maggior parte degli alunni eccetto che per una quota di DaD (tra il 25 e il 50%) nelle scuole superiori.
Uno degli interventi che potrebbe garantire che la riapertura sia definitiva e non l’azzardo cui far seguire l’ennesimo ritorno in DaD, sono i test salivari.
Un’indagine del Corriere della Sera, protagonista Milena Gabanelli, spiega: “Il ministero della Salute ribadisce la necessità di utilizzare test che abbiano dei requisiti minimi di performance per ridurre il rischio di risultati falsi-negativi e/o falsi-positivi: per le scuole la sensibilità consigliata (probabilità che un malato risulti positivo al test) è ≥90% e la specificità (probabilità che un sano risulti negativo al test) ≥97%.”
Per praticità e rapidità la svolta potrebbe essere il tampone salivare, come più volte abbiamo spiegato.
Le opzioni ad oggi sono state: il tampone molecolare, in assoluto il più affidabile, con oltre il 90% di sensibilità e il 99% di specificità; e il rapido fai da te, decisamente meno affidabile, con sensibilità variabile tra il 56 e 94%, e specificità tra l’88.9% e il 99.3%).
Il tampone salivare ha il grande vantaggio della praticità, nella sua formula simile ad un lecca lecca, che si presta bene ad essere adoperato nelle scuole anche dai bambini più piccoli, e che fornisce un esito altamente affidabile a distanza di 24 ore.
Lo stesso Agostino Miozzo propone tra le misure da adottare per la riapertura delle scuole test salivari a tappeto ma le criticità sono di natura organizzativa, dal momento che effettuare 8 milioni di tamponi, spiega Milena Gabanelli, potrebbe comportare l’intasamento delle Asl. Ecco perché fino a questo momento la linea del Governo è stata quella di delegare la scelta alle scuole in accordo con le Asl senza imporre dall’alto la procedura. Solo a livello locale, infatti, si è proceduto in questo senso.
Ricordiamo, ad esempio, il caso di una scuola di Bollate, primo comune in cui si è presentata la variante inglese, in cui, in una scuola elementare, a seguito di un focolaio, si è proceduto con uno screening a tappeto con tamponi salivari. Uno screening volontario ma che ha visto una buona risposta delle famiglie: l’80% infatti ha dato l’ok alla scuola.
Insomma, in mancanza di altre garanzie per la sicurezza nelle scuole, i tamponi salivari potrebbero costituire quello strumento in più a consentire un minimo di tracciamento dei contagi.
Non a caso, Sergio Abrignani, immunologo della Statale e membro del Cts, rilancia la proposta: “Ormai i tamponi salivari sono affidabili. È il modo migliore per riaprire le scuole in sicurezza”.
Un’operazione, quella dei tamponi salivari, che insieme ai vaccini per gli studenti, potrebbe costituire la soluzione per il rientro in classe a settembre.
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