Mentre le Regioni alternano le loro posizioni sul ritorno in classe di due milioni e mezzo di studenti delle superiori, diventano preziose le indicazioni degli esperti: sicuramente dei virologi, che continuano a professare cautela; ma anche del Comitato tecnico scientifico. Per Il Cts, lunedì 4 gennaio ha parlato il segretario, Fabio Ciciliano: nel corso di un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, l’esperto ha detto che la questione non è riaprire le scuole ma verificare se ci sono le condizioni per poi mantenere questa decisione.
Secondo Ciciliano, “la cosa più importante non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane”.
Il rappresentante del Comitato tecnico scientifico ritiene che questa eventualità “è una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando”.
Il pericolo espresso dal rappresentante del Comitato tecnico scientifico è reale: secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università statale di Milano, “alla luce degli ultimi dati” di contagi “la cautela è necessaria e serve una diminuzione degli ingressi, che vanno rigorosamente scaglionati”. Anche perché, ha detto, “la terza ondata” di Covid “è una certezza. L’Istituto Superiore di Sanità valuterà l’andamento dei contagi nella prossima settimana, il peggioramento potrà avvenire a metà mese”.
Quindi, a metà gennaio, sempre se le previsioni del virologo dell’Università di Milano dovessero avverarsi, il pericolo della nuova chiusura delle scuole superiori paventata dal Comitato tecnico scientifico potrebbe trasformarsi in realtà.
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