In attesa delle Linee Guida nazionali le Regioni ha già stilato un proprio documento con una serie di proposte e di indicazioni pratiche su come far funzionare le scuole nel prossimo anno scolastico.
Gli alunni dovranno avere a disposizione non meno di 2 metri quadri a testa. Un’aula normale (5×6 metri) potrà accogliere cioè non più di 15 alunni.
I docenti dovranno fare lezione stando seduti in cattedra e non potranno muoversi fra i banchi; per gli alunni niente lavori di gruppo o modalità cooperative.
Gli ingressi saranno scaglionati, ed è probabile che studenti e personale docente e Ata dovranno autodichiarare le proprie condizioni di salute.
Non è però prevista la rilevazione della temperatura corporea, mentre le mascherine saranno obbligatorie negli spazi comuni e la ricreazione si farà in aula per evitare assembramenti.
Per la mensa ci saranno pasti serviti in monoporzioni, con piatti e posate monouso e con inevitabile aumento della quantità di plastica da smaltire.
Le Regioni, così come i sindacati, chiedono al Ministero più docenti e più collaboratori scolastici anche perché i locali scolastici, soprattutto bagni e palestre, avranno bisogno di una pulizia più frequente.
Non mancano le polemiche sull’idea che finita la propria lezione ogni docente debba pulire e disinfettare la propria cattedra.
I sindaci apprezzano la possibiità di intervenire con procedure rapide per adeguare i locali scolastici ma fanno osservare che i tempi sono davvero troppo stretti.
E c’è poi il problema molto complesso dei trasporti. Come si farà a mantenere il distanziamento fra gli alunni su scuolabus e mezzi pubblici?
In considerazione di tutte queste difficoltà appare sempre più probabile che almeno per qualche mese l’orario scolastico dovrà essere rivisto e quasi certamente ridotto di un buon 20-30%.
Le linee guida, infine, dovranno essere adattate alle diverse realtà locali con conseguenze imprevedibili sulle modalità di funzionamento delle scuole che saranno diverse da un territorio all’altro.
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