Su La Repubblica interessante commento di Alberto Asor Rosa, professore di letteratura italiana e storico critico letterario.
Asor Rosa parla dell’attuale situazione scolastica e ribadisce che non c’è strumento pedagogico migliore della classe. Ecco uno stralcio del suo intervento sul quotidiano: “L’insegnamento è un gettito di notizie, informazioni, suggerimenti, suggestioni, indicazioni, comportamenti, esempi (sì, anche di esempi), che scende (almeno parzialmente) dall’alto sullo studioso-studente, che cerca di recepirne la maggior parte possibile e, se ne è in grado (e sempre più nel corso degli anni dovrebbe esserlo), la fa propria, l’assume e la rielabora, fino a realizzare un punto di vista proprio sempre più maturo e autonomo”.
[…] E poi: “In una classe scolastica persino la pedatina che lo studente appioppa al suo compagno sotto l’ala protettiva del proprio banco, persino l’occhiata dell’insegnante che la percorre da cima a fondo per trasmettere un avvertimento, un suggerimento, un ammonimento, rappresentano materia costitutiva del sapere scolastico, mentre si forma, quando si forma per la possibilità concreta di essere e diventare un sapere. Insomma: la “comunità fisica” è un coefficiente indispensabile di una “comunità intellettuale” funzionante”.
E infine: […] “Ma le architravi del sistema non possono essere dimenticate nei momenti di difficoltà. Altrimenti le difficoltà prevarrebbero definitivamente sulle architravi del sistema; e questo sarebbe l’effetto peggiore fra quelli da esse prodotti”.