In attesa dell’apertura generalizzata delle scuole, prevista tra il 14 e il 24 settembre, lunedì 7 si è assistito ad un primo “assaggio” con il via in Alto Adige: in tutto, ben 91.797 bambini e ragazzi sono tornati all’asilo e sui banchi di scuola.
Secondo le cronache, in Alto Adige non si sono registrati problemi. Anche perché i presidi hanno predisposto ingressi differenziati, con intervalli di 15 minuti, e gli alunni si sono recati a scuola fruendo di un maggiore di vetture del trasporto pubblico. Sul fronte insegnanti, massiccio è stato il ricorso ai tamponi.
Nelle scuole sono state portate mascherine obbligatorie per studenti ed insegnanti negli spazi comuni, ma anche nelle aule dove non era garantita la distanza di sicurezza fra i banchi. Nelle superiori gli studenti, con ingressi scaglionati ogni 15 minuti.
All’entrata studenti e personale hanno trovato disinfettanti ed è stata loro misurata la temperatura.
“Buona la prima, siamo contenti: abbiamo messo il sistema sotto stress, ma tutti hanno risposto bene e le famiglie e le scuole sono soddisfatte”, ha detto il sovrintendente per la scuola italiana della Provincia di Bolzano, Vincenzo Gullotta. Soddisfatto l’assessore Giuliano Vettorato.
“Ero sicuro che le cose sarebbero andate bene: sui trasporti – ha continuato – non ci sono stati assembramenti e nelle scuole i ragazzi hanno seguito i percorsi tracciati, mentre i genitori sono stati responsabili e non hanno creato assembramenti”.
Ma il 7 settembre hanno riaperto i battenti anche i nidi di alcuni centri cittadini. A Milano, ad esempio, 19 mila bambini fino a sei anni sono stati accolti nelle strutture comunali, che diventeranno 30 mila a regime quando saranno terminati gli inserimenti.
I protocolli sembrano avere funzionato. All’ingresso di scuole materne e nidi è stato attuato un triage per i piccoli e per il genitore o l’accompagnatore, con la misurazione della temperatura, il gel disinfettante per le mani e la firma del ‘patto di corresponsabilità’ che impegna anche il genitore a controllare la salute del figlio e a non mandarlo all’asilo se ha sintomi influenzali.
Il personale ha indossato mascherine e visiere protettive. Gli ingressi e le uscite dei piccoli sono stati scaglionati in base all’orario per non creare assembramenti.
L’assessore a Educazione e Istruzione del Comune, Laura Galimberti, durante un punto con la stampa all’ingresso di un asilo cittadino ha detto che “tutta l’organizzazione è stata immaginata per gruppi di lavoro e sezioni separate, quindi chiuderà eventualmente solo la sezione, se c’è il contagio in atto”.
“Se c’è solo il sospetto invece il bambino verrà isolato come previsto da una persona adulta in attesa dei genitori che poi faranno tutti i controlli con il medico di famiglia”.
Nel primo giorno del ritorno nelle strutture comunali non sono stati segnalati casi di contagi.
Anche a Firenze Il primo giorno di apertura dei nidi è “andato bene”, ha detto l’assessore all’educazione di Palazzo Vecchio Sara Funaro.
“Il bilancio è buono e non abbiamo avuto segnalazioni particolari”. L’assessore ha precisato “che sono state seguite tutte le procedure” suggerite dalle linee guida per evitare il contagio da Covid-19. Tra le particolarità del primo giorno la disponibilità dei referenti Covid delle strutture che hanno creato una chat per coordinarsi, per scambiarsi opinioni e confrontarsi”.
A risultare positivo al Coronavirus è stato però un addetto dell’asilo nido comunale di Mondovì, nel Cuneese, con l’amministrazione comunale che ha così deciso di far slittare a lunedì 14 settembre la riapertura, inizialmente prevista per mercoledì 9.
La positività, ha detto l’assessore comunale al Sociale, Cecilia Rizzola, “é stata riscontrata a seguito del test sierologico e, successivamente, del tampone, grazie alle misure di prevenzione previste dai protocolli. Nei prossimi giorni tutto il personale verrà sottoposto a tampone”.
Intanto, a Roma sembra “sgonfiarsi” il primo caso di contagio da Covid-19 relativo alla studentessa iscritta all’ultimo anno della Marymount International School, istituto scolastico internazionale privato in zona Cassia frequentato da figli dell’alta borghesia romana.
I 60 studenti e docenti messi inizialmente in isolamento domiciliare, in via prudenziale, si sono ridotti a 9.
A ricordarlo è stata anche la ministra Lucia Azzolina: dopo avere specificato che “la scuola non è un posto fatato, asettico, dove il rischio è zero per questo abbiamo lavorato con l’Iss per avere un protocollo e stabilire cosa si fa se c’è un contagiato in classe”, la titolare del MI ha sottolineato che “il caso di Roma al Marymount dimostra come il protocollo sta funzionando: inizialmente si era parlato di 65 persone che dovevano andare in quarantena, poi si è stabilito che solo 9 andranno in quarantena e seguiranno la didattica a distanza”.
Infine, anche in Friuli una studentessa è risultata positiva al Covid: fa parte dell’Istituto tecnico “Malignani” di Cervignano del Friuli, in provincia di Udine, ed aveva frequentato la scuola superiore friulana per partecipare ai corsi di recupero
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