Oramai la pressione per la riapertura delle scuole d’infanzia e primarie, se non anche delle scuole medie, non conosce soste. Forse già da lunedì prossimo, comunque da dopo Pasqua. Anche nelle zone rosse.
Ma c’è una corrente che spinge per la riapertura anche delle scuole superiori: “questa attenzione, sacrosanta, ai bisogni dei bambini e delle loro famiglie non deve far dimenticare il sacrificio che è già stato chiesto alle loro sorelle e ai loro fratelli maggiori. Sono loro ad aver pagato il prezzo maggiore”.
A parlare è Gianna Fregonara, in un intervento (firmato con Orsola Riva) apparso sul Corriere.
Ricordo che la Fregonara è moglie di Enrico Letta, nuovo segretario del PD.
Dalle sue parole facile immaginare la discussione in casa Letta, visti i tre figli adolescenti impegnati in Dad, per una spinta alla riapertura.
Ricordo che la giornalista si occupa da anni, sempre per il Corriere, dei problemi legati al mondo della scuola, quindi non è l’ultima arrivata.
In un articolo intitolato “Appello per gli adolescenti”, ultimo di una serie di interventi tutti sulla stessa lunghezza d’onda, la Fregonara ha di fatto schierato il Corriere tra coloro che chiedono con forza la riapertura delle scuole.
Prima che per le complicazioni delle famiglie, per la salute psicologica e culturale dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti. E per le famiglie.
Immagino, quindi, che i colloqui di Enrico Letta, di questi giorni, abbiano, tra gli altri, portato in primo piano il tema delle riaperture nell’agenda dello stesso governo.
Rispetto alle varie complessità, alcune anche contraddittorie, delle decisioni politiche di questo anno di pandemia, per la Fregonara anche per gli adolescenti, “come per i loro fratelli minori, sarebbe tempo di agire subito: possibile che l’unica soluzione per i più grandi resti la didattica a distanza, la reclusione in casa? Nessun’altra categoria è così penalizzata”.
Discorsi da mamma, potrebbe commentare qualcuno.
Perchè, lo sappiamo, questa esperienza ha insegnato diverse cose. Pensiamo all’uso educativo delle tecnologie, sapendo del loro ruolo nella vita dei nativi digitali e del materiale presente nella Rete. Ha insegnato, cioè, per prima cosa, che la vita è esperienza del limite.
Ma a diventare problema, nel corso dei mesi, sembra dire la giornalista, è stato questo andare a zig e zag, lo spossamento cioè di un tempo-limite che non sembra avere una fine. Compresa la decisione, dello scorso anno, del “tutti promossi”, quasi a dire che la valutazione non è parte integrante di un percorso culturale di qualità.
“Anche se la chiusura delle superiori, è la sua conclusione, non investe le famiglie con la stessa drammaticità di elementari e materne, un ragazzo di 14 anni da solo a casa rischia di sconnettersi, non solo dal suo pc, e pian piano di perdersi del tutto. E quando succede, a perderci siamo anche tutti noi”.
Parole importanti, che dicono un nesso che a scuola ben conosciamo: il rapporto tra ratio e relatio, tra apprendimento e relazione.
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