Sui tempi del rientro in classe, mentre l’Oms sostiene che l’Europa per via del Coronavirus “è ancora nel bel mezzo della tempesta“, la ministra Lucia Azzolina è stata chiara: “A giorni il Governo prenderà una decisione, ma a mio avviso riaprire ora le scuole mentre il Paese conta oltre 500 morti al giorno per il coronavirus rischierebbe di vanificare gli sforzi fatti”. L’intenzione appare quindi quella, d’accordo con i virologi, di adottare la più estrema cautela. A decidere sulla ripartenza della scuola non sarà però affrontare la cabina di regia tra il Governo e gli enti locali sull’emergenza Coronavirus.
Quello che è certo, per tutti, è che il rientro dovrà avvenire in sicurezza. Il dibattito si sviluppa quindi tutto sui tempi.
L’appello trasversale
Negli ultimi giorni sono aumentati coloro che ritengono la linea della ministra dell’Istruzione troppo attendista. Ad iniziare dai cittadini comuni: ha destato molto interesse, circa 50 mila adesioni in poche ore, la petizione di genitori, docenti, educatori, pediatri, psicologi, giornalisti, i quali non sembrano considerare la didattica a distanza come soluzione fattibile nel lungo periodo.
Proprio oggi, la Cisl Scuola ha detto che per far ripartire la scuola “è indispensabile la redazione di un protocollo nazionale, che possa, analogamente a quanto si è fatto per altri settori lavorativi, indicare interventi e misure minime specifiche, chiare, fattive e certe, con la definizione di procedure dettagliate, per definire le scelte che dovranno essere poi adottate a livello locale”: lo stesso sindacato ha prodotto un elenco dettagliato e preciso degli aspetti che andranno in qualche misura normati e definiti.
A “spingere” sono anche alcuni raggruppamenti politici. Il tema del ritorno a scuola sembra del resto diventare sempre più sentito, dal momento che a breve potrebbero riaprire molte attività lavorative. A sollevarlo sono stati, tra i primi, i governatori delle regioni del Nord.
Le pressioni di Renzi
A sollevare il problema è anche Matteo Salvini, leader della Lega, secondo cui è giunta l’ora di “pensare, con tutte le sicurezze che servono”, a “come far ripartire la scuola e le lezioni, quelle vere in classe”.
Ma per il rientro al più presto, magari con lezioni in classe fino a luglio (ignorando che in quel periodo le aule italiane diventano delle fornaci), si sono espressi esponenti di Fratelli d’Italia, in particolare l’assessora Elena Donazzan. Quello più esposto in questo senso rimane però Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che proprio in queste ore ha rilanciato sostenendo che “i problemi che avremmo riaprendo a maggio li avremo anche identici a settembre. Quando ne ho parlato nei giorni scorsi hanno attaccato dicendo che ero pazzo e irresponsabile ma adesso tutti si rendono conto che se non lavoriamo sulla ripartenza anche delle scuole non ci sarà nessuna fase due. Quindi diamoci una mossa”, ha concluso Renzi.
Le motivazioni di Toccafondi (Idv)
Le parole di Renzi sono state raccolte da Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera.
“Per fortuna – dice Toccafondi – stiamo assistendo ad una progressiva ripartenza del mondo del lavoro. Alcune attività stanno riprendendo in questi giorni, altre lo faranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sempre con dispositivi di sicurezza. È fondamentale però che di pari passo riaprano anche le strutture per l’infanzia, i centri estivi e le scuole. Con precauzioni, distanze e dispositivi di sicurezza certo, ma è fondamentale: altrimenti come faranno i genitori a riprendere le proprie attività?”.
Toccafondi torna poi a chiedere aiuti per le paritarie, la cui riapertura a breve sarebbe ancora più importante: dopo avere ribadito che “serve subito un fondo economico straordinario”, il politico fiorentino ha detto che è “urgente aiutare realtà come le scuole paritarie: parte fondamentale di nidi, asili, centri estivi e scuole. Solo in Toscana parliamo di circa 700 realtà. Tante famiglie in questa fase di emergenza non riescono a pagare le rette, senza le quali tutte queste realtà rischiano di chiudere”.
Giachi (vicesindaca Firenze): e se i genitori tornano al lavoro?
Il rientro interessa da vicino anche gli enti locali: “Il tema della scuola dovrà essere trattato come prioritario”, ha detto Cristina Giachi (Pd), presidente della commissione istruzione dell’Anci e vicesindaco di Firenze.
Dopo avere sostenuto “l’appello che un gruppo di genitori di Firenze ha rivolto alla ministra dell’Istruzione Azzolina affinché si lavori da subito per costruire un piano per la riapertura di asili e scuole che sia adeguato ai bisogni dei bambini e degli adolescenti”, Giachi ha ricordato che “i Comuni sono i titolari delle funzioni di supporto alla scuola: refezione scolastica, trasporto, educatori di sostegno. Spesso sono gestori di servizi educativi, direttamente o attraverso appalti di servizio o convenzioni. Organizzano una parte rilevante di scuola dell’infanzia”.
E chiede di “essere coinvolti nelle decisioni che il Governo vorrà prendere per la fase due”. Secondo Giani “non si può non riflettere su cosa avverrà nelle nostre comunità civiche con il rientro dei genitori al lavoro e le scuole ancora chiuse”.
E questo è un problema che nelle prossime settimane potrebbe diventare serio: basteranno voucher e permessi per astenersi dal lavoro, per risolverlo?