E se un docente non avesse una buona connessione o un suo computer o un tablet per la Didattica a Distanza (DaD)? E se uno studente non potesse permettersi un suo computer? Sono cose già accadute e già viste nel passato anno scolastico. Come ci si sta muovendo per evitare di rivederle nel prossimo?
Anche il noto conduttore televisivo Fabio Fazio se ne è preoccupato e nel suo intervento sui social media di qualche giorno ha osservato: ma non sarebbe stato meglio, in questi mesi, cablare tutte le scuole e fornire i Tablet a quegli alunni che non possono permetterselo?
Ora, a onor del vero, è quanto le Linee guida per la DID si propongono di fare. La rilevazione del fabbisogno di strumentazione tecnologica e connettività in funzione della riapertura scuole è qualcosa che fa già parte del gioco, anche in considerazione dell’ingresso di nuovi alunni nelle classi prime, che ogni anno può mutare i numeri delle varie rilevazioni. Gli alunni che non potranno permetterselo riceveranno in comodato d’uso i tablet utili per la Didattica a distanza. Lo stesso accadrà (in misura residuale rispetto agli alunni) ai docenti non di ruolo, dato che quelli di ruolo, usufruendo da qualche anno della carta docente, dovrebbero avere avuto l’opportunità di dotarsi di un tablet.
Questo tipo di ragionamento prende il nome di BYOD: Bring your own device, porta il tuo personale strumento. Un approccio didattico che ha il suo perché anche e soprattutto tra gli alunni, nell’ottica di usare in classe strumenti tecnologici coi quali si abbia dimestichezza. Il Byod, insomma, come filosofia di facilitazione didattica.
Chi dovrà indicare i criteri per fornire in comodato d’uso gli strumenti necessari ad alunni e docenti? Naturalmente il Consiglio di istituto, che favorirà gli studenti meno abbienti (nel massimo rispetto della privacy) e a seguire tutti gli altri soggetti.
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