In un precedente articolo abbiamo chiarito la differenza tra tampone e test sierologico. Ma quanto a tampone, cosa si intende per gold standard? Ce lo chiariscono le indicazioni operative ministeriali del 21 agosto in riferimento alla riapertura scuole, che definiscono gold standard “il metodo diagnostico riconosciuto e validato dagli organismi internazionali per rivelare la presenza del virus SARS-CoV-2 in un individuo infetto”.
Come funziona a livello scientifico il tampone definito gold standard? Semplificando: si prende un soggetto sospetto, si preleva un campione di secrezioni respiratorie, generalmente un tampone naso-faringeo, lo si porta in laboratorio e si effettua un saggio molecolare orientato al riconoscimento dell’eventuale acido nucleico virale.
Innanzitutto questo test diagnostico va effettuato in un laboratorio di microbiologia utilizzando reagenti o kit diagnostici e macchinari complessi, nonché personale specializzato. In secondo luogo per l’intero processo, dal prelievo al referto finale, possono occorrere due giorni, dunque non è una cosa semplice e immediata. Il più delle volte, peraltro, il tampone viene effettuato in un luogo e analizzato e refertato in un altro. Dunque in mezzo alle due fasi c’è il trasporto, che, poco o molto, incide comunque sulla rapidità dell’esito del test. Per non parlare del fatto che spesso questi famosi kit diagnostici non li abbiamo in dotazioni sufficienti rispetto al bisogno. Succede anche nel caso dei test sierologici raccomandati in funzione della riapertura scuole. I kit in dotazione ai medici di famiglia, ad esempio, che dovrebbero essere usati per la somministrazione del test a docenti e personale Ata in funzione della riapertura scuole, in molte regioni italiane non sono disponibili.
Su questo argomento segnaliamo l’articolo al link: https://www.tecnicadellascuola.it/test-sierologici-per-docenti-e-ata-in-alcune-regioni-si-dovra-attendere-medici-di-base-senza-kit-per-somministrarli
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