Le scuole e gli Atenei in molte parti del mondo si apprestano a riaprire le porte a studenti e docenti, con modalità assai differenti, che vanno dallo scaglionamento degli allievi in termini di fasce orarie, alla graduale introduzione nelle aule, dando prima la possibilità a quanti hanno esami o appartengono a categorie vulnerabili, o in alcuni casi con la regolamentazione dei flussi e dei numeri di presenti per classe.
Da un continente all’altro le domande che si pongono i responsabili dell’istruzione, le famiglie, gli studenti stessi e l’intera collettività vanno tutte nella direzione della valutazione dei rischi e del pericolo per un’effettiva nuova eruzione della pandemia; le perplessità generalizzate sono rivolte ai numeri che si concentrano negli istituti scolastici, sia fuori che dentro i luoghi di apprendimento.
Gli studi e le ricerche per verificare l’effettivo livello di diffusione si sono moltiplicate in queste ultime settimane: un’indagine svolta nel comune di Vò, uno dei primi in Italia a vivere la pandemia con una tasso di contagio dell’86%, ha rivelato che nessun bambino sotto i 10 anni ha contratto la malattia; in Islanda in un campione di circa 13.000 soggetti, nessuno dei circa 900 sotto i 10 anni è risultato positivo. Tuttavia, ovunque il timore di attivare il grande movimento di persone che ruota intorno alle scuole, sta creando posizioni diverse e spesso estreme.
Tutto questo senza considerare, oltre all’aspetto puramente medico e virologico, le conseguenze sui processi di apprendimento e sulle competenze sociali sono infatti al momento sotto osservazione, ma senza aver al momento prodotto risultati significativi in merito all’analisi dell’impatto della chiusura delle scuole in questi ambiti. Ecco una veloce carrellata, in ordine casuale, di cosa sta succedendo in questi giorni in alcuni paesi del mondo:
Norvegia
già da fine aprile gli studenti sono rientrati nelle aule, seguendo questo modello: gli studenti sono divisi in quattro gruppi, che si alternano, andando a scuola per due giorni a settimana, due restando a casa, e per tutti didattica a distanza il venerdì. La direttrice della scuola Kampen di Oslo, Hanne Hauge, ha detto in un’intervista pubblicata su Financial Times del 15 maggio scorso, che è stato necessario aumentare il numero del personale docente, avendo dimezzato il numero di allievi per classe, ma che è stato notevole l’entusiasmo mostrato da bambini e ragazzi per il loro rientro
USA
Anthony Fauci, il noto immunologo statunitense di origini italiane, direttore del National Institute of Allergy and Infection Disease, ha ripetutamente affermato che poco è noto sull’effettivo livello di diffusione del virus tra i più giovani e che pertanto bisogna essere cauti sul rientro nelle aule. Di parere nettamente contrario è il presidente Trump, che intende attivare ogni azione possibile per un prossimo rientro nelle aule.
Sud Africa
il rientro nelle aule universitarie sta avvenendo gradualmente, è infatti intenzione del National Command Council di garantire il completamento dei corsi, al termine dell’anno accademico, con la garanzia di rispettare le distanze sanitarie e le misure di igienizzazione. Il protocollo di rientro si sta attuando seguendo diverse fasi, la prima delle quali è già in corso con il rientro nelle aule universitarie degli studenti dei dipartimenti di medicina, secondo la direttiva del ministro Blade Nzimande.
Corea del Sud
il Ministero dell’Istruzione ha deciso per un rientro graduale nelle scuole, a partire dal prossimo 20 maggio, quando le aule saranno aperte per gli allievi degli ultimi anni della scuola secondaria. Il viceministro Park Baek – beom ha detto che sono allo studio misure di riduzione del numero di allievi per classe e l’obbligo di test per chiunque risulti aver visitato eventuali aree con focolai in corso, attualmente infatti sono sotto stretta osservazione tutti coloro che sono entrati in contatto con persone e luoghi del popolare quartiere di Itaewon.
Danimarca
i bambini e le bambine danesi sono stati i primi in Europa a rientrare in classe, con il beneplacito della Prima Ministra Mette Frederiksen, che ha personalmente accolto a Copenaghen i primi rientri già a fine aprile, senza segnalare al momento un ritorno di picchi di diffusione.
Namibia
nello stato dell’Africa meridionale l’anno scolastico terminerà a fine maggio, pertanto sono allo studio tutte le misure per la sua riapertura, che dovrebbe avvenire ad inizio agosto. Appare certo, secondo quanto affermato dal Ministro della Comunicazione Peya Mushelenga, che il rientro sarà graduale e prevede dapprima quello degli studenti delle scuole secondarie e dell’università, limitando il numero per classe a 20.
Francia
il rientro dei giovani francesi sta avvenendo per ora su base volontaria, con basse percentuali nelle scuole primarie dove al momento si è presentato meno del 50% dei bambini
Hong Kong
le scuole sono in fase di riapertura, a cominciare dagli alunni delle scuole secondarie, già sui banchi in questi giorni e proseguire poi con gli altri gradi di istruzione entro la fine del mese.
Cina
già da fine aprile sono tornati a scuola gli studenti che dovranno sostenere gli esami finali nelle province di Pechino, Shanghai e Guangzhou. Sia allievi che docenti devono essere in possesso di un codice verde, che viene rilasciato dal Ministero della Salute, da mostrare ad ogni richiesta usando il proprio smartphone. A Wuhan gli studenti sono rientrati il 6 maggio.
Giappone
secondo i dati dell’Unesco, da fine aprile, quando è stata consentita la riapertura delle scuole, solo il 40% ha effettivamente iniziato regolarmente le lezioni. Il Ministero della Salute ha lasciato la libertà di decidere per la riapertura alle 47 prefetture locali.
Germania
hanno già ripreso le lezioni in presenza gli studenti che dovranno sostenere gli esami finali, a cominciare dalla scorsa settimana.
Repubblica Ceca
le scuole hanno parzialmente aperto le porte per gli allievi che potranno incontrare i docenti per attività individuali di supporto one -to – one, soprattutto coloro che avranno gli esami finali a giugno 2020.
Svizzera
i bambini sono rientrati nelle scuole ad inizio mese, osservando protocolli rigidi, ma che sembrano essere stati accettati senza problemi da tutti, con il rispetto della distanza sociale in primo luogo.
Canada
nella provincia del Quebec gli studenti sono tornati a scuola lunedì 11 maggio, con mascherine sanitarie e speciali visiere, oltre a provvedere alla costante igienizzazione delle mani.
Australia
la riapertura sta avvenendo gradualmente, per cui nello Stato del New South Wales gli studenti sono già rientrati, mentre in quello di Victoria, dove si trova Melbourne, le scuole riapriranno ad inizio giugno, a cominciare dagli studenti delle scuole secondarie, seguiti da quelli delle primarie.
Regno Unito
la riapertura è prevista per il prossimo 1° giugno, ma è in corso una generale protesta contro il provvedimento del governo di Johnson, mentre in Irlanda del Nord e Scozia è stato già decretato il rientro soltanto in autunno.
Israele
le scuole stanno riaprendo in questi giorni, ma molti genitori hanno protestato contro le misure del governo, ritenute poco sicure.
Il direttore generale del WHO World Health Organization, Ghebreyesus, ha di recente affermato che sono tre le domande a cui bisogna rispondere prima di decretare la riapertura delle scuole: l’epidemia è sotto controllo? Il sistema sanitario è in grado di fronteggiare una nuova crisi con l’aumento di casi di contagio? Esiste un protocollo di tracciamento in tempo reale per poter rispondere in tempo a nuovi eventuali picchi?
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