“Affermazioni tipo che le scuole non sono elemento di disturbo e di pericolo, in base ai dati che vedo io, mi sembrano azzardate. Purtroppo sono un elemento di pericolo, specie in presenza di varianti che incidono anche su bambini e ragazzi.” Lo ha dichiarato Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ai microfoni di Sky Tg24.
Del resto, se tiriamo in ballo i dati, è anche vero che ai dati si fa dire ciò che si vuole, osserva l’infettivologo, chiamato più volte a esprimersi sui contagi nelle scuole.
“In linea generale per i bambini e i ragazzi il pericolo sta nel prima e nel dopo della scuola. Nel trasporto pubblico prima, e poi non c’è giardinetto pubblico dove sulle panchine non si vedono gruppetti di ragazzi a grappolo, spesso senza mascherina”, ha dichiarato ancora l’esperto.
“Queste sono situazioni che alimentano il diffondere dell’epidemia. Bisogna essere consapevoli e intervenire su questo nelle maniere lievi in modo da non esser sempre prescrittivi con i ragazzi.”
E torna parlare dell’ipotesi dei test salivari, sulla quale si è espresso anche qualche giorno fa nel convegno organizzato da Gilda scuola, sul quale abbiamo riferito: “Sui test salivari sono d’accordo e sto provando a sviluppare idee per un’apertura che ci consenta di essere in sicurezza. Dichiariamo onestamente che il problema ha anche implicazioni negative, ma intanto, siccome la scuola e la scuola in presenza sono beni primari, individuiamo strumenti adeguati a consentirle”.
Peraltro, laddove il tampone per tutti i bambini sarebbe una scelta invasiva, ci spiega Massimo Galli, il tampone che fosse effettuato solo in presenza di un test salivare positivo, potrebbe essere una soluzione efficace per il controllo dei contagi e per il tracciamento della popolazione studentesca.
“Vaccinare, vaccinare, vaccinare resta la prima cosa, ma fino a 16 anni non possiamo farlo”.
E se “vaccinarsi per chi opera in ambito sanitario è un atto dovuto,” secondo l’esperto, lo stesso principio potrebbe essere invocato nel caso della scuola. Il nostro direttore Alessadnro Giuliani, infatti, ci ricorda che il 10% dei docenti non intende vaccinarsi, una cifra sulla quale un’opportuna campagna di comunicazione potrebbe incidere. Il caso AstraZeneca di certo non ha aiutato, in termini di fiducia nei confronti del vaccino.
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