La scuola torna al centro dell’attenzione grazie alla pandemia, ma la domanda di questi ultimi giorni è la seguente: si riuscirà a tornare in classe giorno 10 gennaio? Le scuole sono pronte alla sfida?
“Attendiamo gli esiti del prossimo Cdm che sarà incentrato proprio su questo argomento. Dalle avvisaglie e dalle dichiarazioni del ministro Bianchi o di Speranza e dello stesso Mario Draghi, pare che l’intenzione del Governo sia di fare rientrare tutti in classe. Ma a quali condizioni?” Se lo chiede il direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani intervenuto a radio Cusano.
“Francamente con decine di migliaia di casi positivi al giorno il pericolo della DaD è incombente,” spiega il direttore e ci informa degli orientamenti di questi giorni: “La DaD dovrebbe scattare per tutti solo in presenza di 3 casi. Fino a 3 casi si dovrebbe gestire con il contagiato che va a casa, in DaD, mentre gli altri rimangono a scuola con la mascherina Ffpp2, per continuare con la didattica in presenza”.
“C’è chi vorrebbe differenziare alunni vaccinati e alunni non vaccinati, ma in molti, come i presidi, non sono d’accordo, poiché si andrebbe a invadere la sfera della privacy, che è il punto dolente della discussione”.
“Tuttavia – aggiunge Alessandro Giuliani – è anche vero che in questi mesi di pandemia stiamo allentando le maglie proprio mentre abbiamo 100 o 150 deceduti quotidiani, a cui non eravamo più abituati. E anche in famiglia i contatti stretti avrebbero il via libera per andare ovunque a patto che indossino la Ffp2 per una decina di giorni”.
“Questo è uno degli scenari possibili – precisa con disappunto – ma detto tra noi, il nodo cruciale rimane la verifica dei contagiati attraverso i tamponi. Ebbene, non se ne parla più. Il commissario Figliuolo aveva detto che avrebbe fatto intervenire l’esercito. Abbiamo sentore che ciò non avverrà e si passerà quindi a queste nuove blande misure di cui abbiamo parlato”.
“La situazione si aggrava e i protocolli di allentano,” osserva il conduttore. “Ma mentre si parla di quarantene light poi nei luoghi pubblici le capienze si riducono dal 75% al 50%, al coperto al 35%. C’è una logica o riusciamo ad appurare solo le contraddizioni al momento?”
Risponde il nostro direttore: “In un ambiente chiuso come quello della scuola dove permangono gli alunni per lungo tempo a meno di 1 metro (il distanziamento è solo raccomandato) noi decidiamo di mantenere in classe tutti i compagni di un contagiato con una semplice mascherina Ffp2”.
E conclude: “La tendenza è questa ma stiamo alla finestra e vediamo come procederà”.
E sulla mascherina ffp2 contesta: “Non siamo affatto d’accordo con la decisione del Governo di assegnare le Ffp2 solo agli insegnanti della materna e a quelli a contatto con alunni che per vari motivi non possono indossare la mascherina. Il 90% dei docenti, dunque, non avrà la mascherina gratuita. I segnali di contraddizione ci sono, speriamo che l’effetto decrescente del Covid ci farà uscire dalla curva che al momento sta diventando pericolosa”.
Dal conduttore della trasmissione arriva un nuovo spunto: “Concentriamoci sulla figura del docente, che ha assunto centralità anche nel messaggio del presidente della Repubblica uscente, che ha parlato dell’insegnante deceduto in provincia di Agrigento, a Ravanusa. Tutti noi abbiamo avuto modo di leggere la sua lettera agli studenti, parole che accarezzano l’anima. La mia riflessione è che troppo spesso i docenti che hanno intrapreso questo mestiere come una missione, vengono citati come eroi in quanto osteggiati dal mondo in cui vivono: è così?” chiede al direttore Giuliani.
“Sono d’accordo, quello che viene fatto quotidianamente con i ragazzi non ha mai riscontro immediato con i media. Quanto alle parole di Mattarella: circa il fatto che il professore di Ravanusa mostri tutta la sua dedizione all’insegnamento, non posso non notare che il termine dedizione era presente anche nella legge di bilancio che legava i riconoscimenti economici proprio alla dedizione. Ma la dedizione al compito educativo – spiega il direttore – è proprio insita alla funzione dell’insegnante, non c’è proprio nulla da premiare in questo. Dal punto di vista della riconoscenza da parte dell’opinione pubblica, bisognerebbe andare oltre e dare per scontato che il mestiere dell’insegnante comporti questo impegno”.
Infine sull’incontro del ministro dell’Istruzione con i sindacati c’è da capire come il ministro affronterà la questione del contratto scaduto, sarebbe il caso una volta per tutte di superare questo vulnus, un problema che si trascina da tempo. Dovremmo incentivare altre funzioni e compiti legati all’insegnamento. Il criterio non può essere la dedizione”.
“C’è molta curiosità su come il ministro imposterà questo incontro. Ricordiamo che si attendono soli 85 euro in più in busta paga: il rischio è che a dettare la linea sarà il Mef e non il ministero dell’Istruzione”.
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