Con l’ordinanza firmata dalla Ministra Lucia Azzolina, si è messo nero su bianco che il ritorno a scuola in presenza sarà il 14 settembre. Eppure, le linee guida tanto contestate, potrebbero anche non essere le stesse fra poche settimane.
Infatti, uno degli aspetti cruciali da evidenziare in merito al testo delle linee guida fornite dal Ministero per il ritorno a scuola, è che il Comitato Tecnico Scientifico potrebbe intervenire per modificare quanto previsto: “fermi restando gli obblighi di cui al D.P.C.M. dell’11 giugno 2020, il CTS, almeno 2 settimane prima dell’inizio dell’anno scolastico, aggiornerà, in considerazione del mutato quadro epidemiologico, le proprie indicazioni in merito all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale“.
E’ chiaro che il testo fornito alla fine di giugno si riferisce ai dispositivi di protezione individuale. Ma sono in tanti a spingere per una revisione dei parametri per il ritorno a scuola.
Come abbiamo già riportato, in molti fanno notare che occorre rivedere le linee guida e il distanziamento.
Secondo Toccafondi, di Italia Viva, i riferimenti sulle distanze tra gli alunni sono eccessivi: “le linee-guida del Cts – ha detto – sono state formulate considerando la situazione epidemica del 28 maggio. Sono dunque superate e per questo possono e anzi devono essere sottoposte a una revisione perché troppo stringenti: con le regole attuali non ci sono le condizioni necessarie per una riapertura. Come calcolato dai dirigenti scolastici, con le attuali regole di distanziamento 40 mila classi dovranno trovare spazi per le lezioni fuori dalla scuola”.
In realtà potrebbero essere addirittura 70 mila le classi da “sistemare” al di fuori dei loro istituti.
Ma c’è anche un’altra corrente, forse più pessimista, che ritiene infatti, le attuali linee guida inutili per la ripresa di settembre. Perché? Per il fatto che in autunno è prevista una nuova ondata di coronavirus e le scuole dovranno chiudersi necessariamente.
Nei giorni scorsi c’è stato un ampio dibattito sul tema da parte degli esperti. A partire da Burioni, che invita a non abbassare la guardia, perché “il Coronavirus è pronto a ripartire“.
Lo stesso Ministro della Salute Roberto Speranza invita alla prudenza: “E’ evidente – ha detto Speranza – che non possiamo avere certezze su settembre ottobre. In alcuni Paesi la seconda ondata è avvenuta, è avvenuta in epidemie precidenti. Non è certa, ma dobbiamo considerarla come possibile. E quindi dobbiamo tenerci pronti“.
Ecco però che a quel punto dovrebbe entrare in gioco il piano B: la stessa Ministra Azzolina ha annunciato che il Ministero sta lavorando ad apposite linee guida che serviranno per agevolare il lavoro dei docenti.
L’idea quindi sarebbe quella di normare e regolare la didattica a distanza: si partirebbe dai decreti-legge 18 e 22 già convertiti, che riguardano proprio le norme specifiche sulla didattica a distanza e sullo svolgimento delle attività connesse, che sanciscono come la didattica a distanza sia diventata obbligatoria durante la sospensione delle lezioni, così come lo smart working per gli ATA.
Quello che ci si aspetta quindi, è che la didattica a distanza dovrà essere regolata tramite contratto collettivo nazionale.
Non si placano infatti le lamentele di insegnanti che si sono detti negativi nei confronti della situazione di Dad appena conclusa.
Al momento, però, bisogna considerare valide le linee guida e le indicazioni ufficiali del Ministero.
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